L'intervista

Covid, resta scetticismo su quarta dose. Tafuri (Uniba): «In autunno liberi tutti tranne i fragili»

Flavio Campanella

«La nuova sottovariante, che probabilmente arriverà, determinerebbe un impatto importante in termini di contagio, ma con una frequenza di ospedalizzazioni più contenuta in quanto man mano che il virus circola diventa meno patogeno»

Di sicuro non c’è stato l’assalto. Si sono viste code nei primi giorni in alcuni centri vaccinali, ma complessivamente la risposta degli over 60 (e in parte di chi dovrebbe proteggersi perché affetto da patologie o immunodepresso) è stata tiepida (come si evince dai dati riportati dall’altro articolo). Silvio Tafuri, docente di Igiene dell’Università di Bari e responsabile della Control room del Policlinico, segue la campagna vaccinale destinata alla platea dei più fragili.

Professore, l’estensione agli over 60 della candidabilità alla quarta dose ha determinato un aumento delle vaccinazioni. Considerando la platea eleggibile, si è trattato di un aumento troppo risicato?

«Rispetto alla platea di riferimento, di sicuro non abbiamo coperture impattanti. Intanto perché siamo partiti da una settimana soltanto e poi perché persiste un fenomeno di scetticismo nella popolazione dovuto a messaggi sbagliati. Vorrei ricordare che è il caso di proteggersi con il secondo richiamo perché chi richiede la quarta somministrazione adesso non avrà alcun problema entro ottobre a ricevere il nuovo vaccino specifico per la varianti».

I più fragili senza il secondo richiamo sono a rischio. La Gazzetta ha dato conto di ricoveri in Terapia intensiva di giovani adulti, affetti da altre malattie, coperti con tre dosi. Ci spiega nuovamente il motivo del rischio di ospedalizzazione, nonostante si dica che Omicron sia meno aggressiva?

«Innanzitutto Omicron è soltanto in linea generale meno aggressiva. Il paziente fragile, infatti, ha una patologia di base rispetto alla quale il Covid può fungere da causa di scompenso e quindi di peggioramento del quadro clinico. Un diabetico, che di per sé non rischia di finire in ospedale, con il Covid può vedere peggiorare la propria condizione».

La variante Centaurus (la BA.2.75) appare addirittura più trasmissibile di Omicron 5. Dal punto di vista della pericolosità, il fatto che sia un sotto lignaggio di Omicron 2 ci tranquillizza?

«La nuova sottovariante, che probabilmente arriverà, determinerebbe un impatto importante in termini di contagio, ma con una frequenza di ospedalizzazioni più contenuta in quanto man mano che il virus circola diventa meno patogeno. Per un ceppo più pericoloso è necessario che ci sia un nuovo passaggio attraverso le specie animali. Nell’eventualità che accada, non si tratta di una prospettiva immediata».

Si discute sulla riduzione dei termini di isolamento domiciliare e addirittura della possibilità che gli asintomatici possano circolare liberamente, sia pure con la mascherina. La riterrebbe una decisione corretta?

«La riduzione dei termini sarebbe una decisione condivisibile perché il periodo di contagiosità si è ridotto a cinque giorni. Ritengo che sia un periodo sufficiente. Dopodiché sarebbe inutile rimanere bloccati in casa».

Il contagio è in regressione. Considerando, fra l’altro, che le reinfezioni saranno sempre più frequenti (la variante Omicron ha la caratteristica di essere immunoevasiva) come bisogna affrontare la prossima stagione autunnale?

«Sicuramente vaccinandosi con i nuovi vaccini e mettendo in sicurezza i fragili. Io ritengo che sia possibile tornare alla normalità senza restrizioni anche a scuola, negli altri luoghi pubblici e sui mezzi di trasporto, evitando pure la mascherina. Bisognerà gestire il Covid come le altre infezioni respiratorie, sapendo però che è più contagioso. Raccomando, però, particolare attenzione a chi è più cagionevole e quindi esposto a rischi. In questo caso vanno indossati i dispositivi di protezione individuale».

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