mobilità urbana

La proposta: a Bari manager in bici contro i problemi di viabilità

Rita Schena

«Solo inforcando una bicicletta si può controllare lo stato delle piste ciclabili»

BARI - «Non è per la caduta dalla bici. Il punto è che se l'amministrazione comunale ha deciso di puntare sull'incremento della mobilità sostenibile, poi il processo di innovazione va seguito come si deve». Vincenzo Barbieri non è un ciclista qualsiasi, o meglio non è un cittadino qualsiasi: come capo ufficio marketing (Cmo) di Planetek, diciamo che quanto a guidare processi innovativi ne capisce qualcosa. L'altro giorno mentre era in bicicletta una buca al centro della strada, di fronte al fortino lato mare, lo ha fatto rovinosamente cadere, con il risultato di un ginocchio un po’ gonfio e dolorante.
«Solo che il punto non è la caduta – spiega Barbieri -, ma il controllo che non c'è sullo stato delle piste ciclabili in città. Invece se si è deciso che la mobilità su due ruote è l'asset innovativo su cui ci si deve muovere (anche se biciclette e innovazione è un concetto che fa un po' ridere), allora il tutto va organizzato e gestito per bene. Io non voglio fare polemica su una caduta, vorrei dare un contributo progettuale. E il mio consiglio è: il Comune deve identificare un suo funzionario e nominarlo responsabile del controllo sulle piste ciclabili. Ogni settimana tra i suoi compiti ci deve essere l'inforcare una bicicletta e controllare lo stato in cui versano le piste ciclabili. E lo deve fare da ciclista, non da pedone o in un'auto. Lo deve fare andando in bicicletta come tutti noi ciclisti. Credo che scoprirebbe tante criticità e solo in questo modo poi si trovano le soluzioni e gli interventi necessari al progresso».

In pratica basta con le lamentele dei ciclisti, se ci fosse un referente designato, sarebbe compito di questo responsabile verificare e agire per il miglioramento delle piste ciclabili in città. Magari prima che il problema si crei.

«Io mi muovo quotidianamente o in bici o a piedi. Da casa mia in via Giulio Petroni arrivo sino al mio ufficio nei pressi del Cus, quindi diciamo che sono uno che la bici la usa un bel po'. Sorvoliamo sul fatto che ancora le piste ciclabili urbane non sono tutte in connessione tra loro, obbligandoci di conseguenza a percorrere anche lunghi tratti sulle strade dove scorre il traffico veicolare anche a velocità sostenuta. Ma vi posso assicurare che le insidie sono quotidiane e tra queste le buche sono solo una parte. Ci sono i tombini che sporgono, o che restano sollevati dopo i lavori, le erbacce non potate, tenendo presente le necessità dei ciclisti, i tratti da dove non vengono spazzati i rifiuti, che rappresentato comunque un ostacolo potenzialmente pericoloso. Per non parlare delle tamerici: se percorro la pista ciclabile sul tratto del lungomare all'altezza del Cus i rami sporgenti mi frustano letteralmente. Di giorno magari li identifichi e, se puoi, li eviti, ma la sera è impossibile. Sono dolori se ti prendono in volto. Le possibilità di alterare l'equilibrio di un ciclista sono alte. E poi ci sono le radici, le auto parcheggiate senza controllo...».

Insomma una lunga lista di interventi necessari e che attraversano più piani e differenti livelli di responsabilità. Dall'amministrazione pubblica, che se decide per scelte innovative di un certo tipo, poi ne deve curare la corretta gestione, ai comportamenti dei singoli, che devono ancora essere adeguatamente educati.

«Per incentivare l'uso delle biciclette e mezzi sostenibili si devono studiare con maggior cura gli interventi e per farlo ci deve essere un responsabile, un manager che giri la città in bicicletta e sappia testare in prima persona i problemi. E che poi abbia l'autorità per intervenire anche in uffici con competenze differenti. Invece se si continua a lasciare che la ripartizione giardini calendarizzi le potature in autonomia, e secondo tempi che non tengono conto delle necessità dei ciclisti, se chi fa i lavori per stendere condutture e fibre ottiche non risistema la pavimentazione per bene, se non c'è una vera vigilanza per sanzionare chi parcheggia sulle piste ciclabili, non ne usciremo mai. Un paio di giorni fa ero in bici su corso Vittorio Emanuele e percorrevo le famigerate piste ciclabili affiancate ai parcheggi, davanti a me un signore anziano con uno di quei mezzi elettrici che permettono la mobilità a chi non può camminare facilmente. Entrambi ci siamo trovati di fronte un'auto parcheggiata che bloccava il nostro passaggio e i vigili urbani erano lì a 10 metri senza minimamente accennare alcun intervento. Ripeto così non si va da nessuna parte».

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