Economia
Bari, pane, pasta e frutta alle stelle: mangiare è ormai un lusso
Rincaro medio del 16 per cento e a farne le spese sono le famiglie che spendono 500 euro in più all'anno
BARI - L’inflazione ad aprile ha rallentato dopo nove mesi di accelerazione (+0,2% su base mensile e +6,2% su base annua, dal +6,5% di marzo), ma lo si deve prevalentemente ai beni energetici (la cui crescita è passata dal +50,9% di marzo al +42,4% di aprile). I prezzi degli alimentari hanno subito complessivamente un rialzo mensile dell’1,5%, salendo dal 5,8% di marzo al 7,3% di aprile. Tradotto in termini di aumento del costo della vita, significa una spesa aggiuntiva annua pari a 502 euro solo per mangiare e bere per una coppia con due figli (451 euro per i genitori con un figlio, 549 euro con tre figli, 373 per una famiglia di due persone).
Per la provincia di Bari il riscontro arriva dall’Istituto pugliese per il consumo, cui sono affiliate le 15 associazioni di consumatori più rilevanti a livello nazionale e regionale. Dopo il monitoraggio effettuato nei mercati di Santa Scolastica in via Papa Giovanni XXIII, Madonna del Carmelo in corso Mazzini e dell’ex Manifattura in via Ravanas e in decine di supermercati della provincia (a Bari Coop viale Pasteur, Deca, De.co, Doc, Famila, Lidl, tra gli altri), è emerso soprattutto l’aumento, ormai inarrestabile, del costo dell’olio (+14,4% in media su base mensile), in particolare dell’olio di semi vari che è rincarato del 46,1% rispetto a marzo, dopo che già nei 30 giorni precedenti aveva avuto un balzo del 32,2%. Per comprarne un litro ci vogliono ormai 2,82 euro, quotazione che si avvicina a quella dell’olio di semi di girasole, il cui prezzo è mediamente di 2,93 euro al litro (+33,8% nelle ultime quattro settimane). Spicca, però, anche il 14,2% in più per l’olio di mais (2,74 euro al litro), il +12% per l’olio di arachidi (3,27 euro) e anche il +4,5% per l’olio extravergine di oliva (5,57 euro) e il +3,7% per l’olio di oliva (4,23 euro).
ANDAMENTO AL RIALZO
L’andamento al rialzo riguarda anche altre tipologie. Mediamente per la frutta fresca i consumatori hanno infatti dovuto sborsare il 6,4% in più, a causa principalmente dell’ulteriore ritocco dei meloni gialli (ormai quasi intoccabili: 2,77 euro al chilo da 2,04, +35,8%) e dei mandarini (arrivati a 2,37 al chilo da 2,02, +17,3%). L’incidenza del caro energia (produzione in serre, trasporto) è un fattore rilevante. Per risparmiare è dunque sempre bene acquistare prodotti di stagione. Per ortaggi e verdure, ad esempio, ci si avvicina al periodo di massima produzione che permetterà in molti casi di spendere somme inferiori. Ad aprile il finocchio, che a marzo aveva raggiunto e superato i 2 euro al chilo, è tornato a scendere: 1,64 euro (-18,8%). Riduzioni ci sono state anche per asparagi, cetrioli, bietole, peperoni, spinaci e zucchine, ma non per pomodori da insalata (3,25 euro al chilo, +18,2%), broccoli (2,10 euro, +16,7%), cavoli (1,69 euro, +11,2%) e soprattutto per la cipolla bianca, che ha subito la variazione più alta (1,54 euro al chilo, +19,4%).
GLI ALTRI AUMENTI
Le turbolenze dell’ultimo periodo hanno continuato a influire pure sui prezzi della carne (qui vanno considerate anche le difficoltà nel reperire mais, grano, orzo e soia che costituiscono la dieta degli animali), il cui apice ha riguardato ad aprile le cosce di tacchino (5,87 euro al chilo, +11,4%). Ma ci sono stati ritocchi pure ai prezzi delle bistecche di cavallo (15,50, +9,4%), del filetto di tacchino (11,27 euro, +8%), delle fettine di maiale (8,19 euro, +5,7%) e di manzo (15,15, + 4%), mentre, dopo un rincaro considerevole, tendono ad assestarsi i prezzi dei legumi (+1,6 in media), con i piselli però ben oltre i 4 euro al chilo (4,38 euro, -1,1%). Gli incrementi hanno riguardato anche i formaggi (di più il pecorino: +7,1%, 14,71 euro al chilo), la pasta e il pane, soprattutto per effetto dei prodotti con farina integrale saliti fino al 5,4% (in discesa invece il pane di grano duro: 2,94 euro al chilo, -4,9%). Più o meno in linea la spesa in salumeria e in pescheria, con qualche eccezione (calamaro +13,8%, 13,52 al chilo).
SU BASE ANNUA
Su base annua, sempre circoscrivendo al Barese e a nove tipologie di beni alimentari (pesce, olio, pasta e pane, salumeria, formaggi, carne, frutta fresca, legumi, ortaggi e verdure), il rialzo dei prezzi è stato ben più visibile: rispetto ad aprile 2021 l’incremento medio è stato del 16%. Il costo (medio) al litro dell’olio ha subito un aumento del 32,6%, con un raddoppio dell’olio di semi di girasole (+98%, da 1,48 euro a 2,93 euro) e dell’olio di semi vari (+93,2%, da 1,46 euro a 2,82 euro). Balzo del 60,2% anche per l’olio di mais (da 1,71 euro a 2,74 euro). Si è dovuto pagare di più pure l’olio di arachidi (+25,3%, da 2,61 a 3,27) e addirittura l’olio extravergine di oliva (+10,7%, da 5,03 a 5,57 euro al litro). La variazione al rialzo ha riguardato in modo sostanziale pasta e pane (+19,3%), con la pasta di grano duro aumentata del 35,6% (da 1,01 a 1,37 euro al chilo), i panini del 22,4% (da 2,68 a 3,28 euro al chilo) e la pasta di farine integrali del 20,9% (da 1,77 a 2,14). Segue la frutta fresca (+19,1%) con il 74,1% in più delle pesche (da 1,89 a 3,29 euro al chilo), il 51,4% dei meloni gialli (da 1,83 a 2,77), il 39,1% delle pere (da 2,02 a 2,81), il 32,4% dell’uva (da 3,06 a 4,05) e il 25,5% delle fragole (da 3,64 a 4,57 euro al chilo). Solo prugne e mele hanno subito un ribasso di circa il 14%. In quanto ai legumi (+18,2%) ha inciso soprattutto il balzo dei piselli: + 45,5% (4,38 euro al chilo da 3,01), mentre per le carni (+17,6%), i picchi sono stati registrati per cosce di tacchino (5,87 euro da 4,30, +36,5% ), filetto di tacchino (11,27 euro da 8,82, +27,8%), cosce di pollo (4,87 da 3,76, +29,5%) e filetto di pollo (9,84 euro da 8,16, +20,6%). A seguire ortaggi e verdure (+14,2% in media) con i maggiori rincari per finocchi (1,64 da 1,04, +57,7%), pomodori ciliegini (4,26 euro da 3,06, +39,2%), melanzane (2,05 da 1,48, +38,5%) e zucchine (2,01 da 1,46, +37,7%); salumi (+9,4%), con la mortadella in aumento del 21,4% (1,4 euro all’etto da 0,94); pesce (+8,8%), sul cui incremento ha influito soprattutto la sogliola (+20%, da 17,78 a 21,34 euro al chilo); e formaggi (+ 5,5%) con il pecorino passato da 12,77 euro a 14,71 euro al chilo (+15,2%).