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Bari, Ex Centrale del latte: il futuro poliambulatorio ostaggio della burocrazia
Il progetto di recupero dell’azienda sanitaria locale è bloccato a causa del vincolo legato alla «architettura industriale»
BARI - Ex centrale del latte, il poliambulatorio di quartiere rischia di restare solo un buon proposito. Tra il progetto varato ormai quattro anni fa, con tanto di intesa tra Palazzo di Città e Asl, ci si è messa l'immancabile burocrazia con vincoli e legacci. Il risultato: i costi si sono quadruplicati rendendo l’iniziativa di fatto antieconomica. Tradotto: l'impresa non vale la spesa.
vincoli «Siamo bloccati perché il vincolo della sovrintendenza non ci consente di andare avanti. Infatti ritiene l’immobile una costruzione industriale da tutelare. In realtà è un rudere pieno di amianto da buttar via, peraltro abbandonato da decenni. Che senso ha tenerlo così», spiega l’ingegner Nicola Sansolini della Asl, responsabile unico del procedimento e direttore dell’area tecnica.
«L’immobile è abbandonato a se stesso, il risultato sarà che si rischia di non far nulla», aggiunge il professionista. La Asl, dopo l’intesa degli anni scorsi con il Comune ha provveduto a stilare un progetto preliminare, ma poi è stato scoperto un vincolo legato alla tutela della cosiddetta architettura industriale per cui si è dovuto modificare lo studio effettuato.
ostacoli Il primo ostacolo prodotto è che è stata ridotta la disponibilità degli spazi: sono state dimezzate infatti a venti le stanze - rispetto alla quaranta originariamente previste - da utilizzare per il poliambulatorio, che nell’idea iniziale dovrebbe servire i residenti dei quartieri di Carrassi, Picone e Poggiofranco.
Al momento c’è una bozza dello studio di fattibilità per l’utilizzo dell’immobile che ora ospita l’associazione stomatizzati e le ambulanze dell’Oer (operatori emergenza radio).
amianto Oltre alla limitazione degli spazi, i vincoli imposti determinano un’altra situazione abbastanza singolare, che si traduce nella lievitazione esponenziale dei costi di bonifica relativi alla rimozione dell'amianto presente in quantità.
«I vincoli della Soprintendenza portano i costi alle stelle, perché una cosa è buttare tutto giù e realizzare le strutture necessarie, altro è adeguare l’esistente. Parliamo di un progetto da 10 milioni», dice ancora Sansolini. Soldi che potrebbero arrivare, grazie alla candidatura del progetto al PNRR. La strada però appare tutta in salita.
Non ci sta il consigliere comunale Piero Albenzio, che per la riuscita dell’operazione si è speso già negli anni scorsi, anche in qualità di componente della commissione consiliare che si occupa di Sanità. «Il risultato sarà di non riuscire a dare al territorio un presidio utile soprattutto agli anziani, ma anche tutti i cittadini di quella popolosa area che comprende Picone, Poggiofranco e Carrassi, al momento costretti ad andare in centro, presso il poliambulatorio di via Caduti di via Fani, con tutte le difficoltà del caso legate a spostamenti e difficoltà nel reperire parcheggi».
il percorso L'idea di allestire un poliambulatorio nella storica sede della ex Centrale del latte, in viale Orazio Flacco risale al 2019, anche in virtù della complementarità (grazie anche alla vicinanza geografica) con i servizi del Policlinico. La Asl, dg Antonio Sanguedolce, raggiunge un’intesa con il sindaco Antonio Decaro per la cessione dell'immobile - in comodato d'uso per 19 anni - da parte del Comune alla Asl, che in cambio si accolla i costi futuri della riqualificazione. La firma del protocollo con l'Amministrazione comunale, avvia il percorso che nell'arco di un paio d'anni avrebbe dovuto portare alla realizzazione di una struttura destinata ad ospitare ambulatori per le prestazioni e buona parte dei servizi territoriali specialistici del distretto. Evidentemente così non è. E intanto i disagi ricadono sui cittadini, e in particolare sulla fascia più debole degli anziani.