Il fenomeno
Bari, la piaga degli abusivi sulle case popolari
Numerose famiglie a caccia di una abitazione. E ora si prospetta l’aumento degli affitti
BARI - A Bari è ripreso il fenomeno delle occupazioni abusive. «Servono più controlli per assicurare la legalità ma anche una migliore gestione patrimoniale». Il Sunia Puglia fa una lunga disamina del disagio abitativo e dei problemi di un complesso immobiliare che a Bari conta circa 12mila alloggi popolari, 8mila di proprietà dell’Arca, 2mila del Comune. Manca il controllo del territorio, ci sono ritardi amministrativi, tempi eccessivamente lunghi di ripristino dell’abitabilità delle case, scarso coinvolgimento dei sindacati degli inquilini, poca tempestività nel bloccare i traslochi non autorizzati, anche quando sono segnalati in tempo reale dai vari responsabili delle autogestioni nei quartieri cittadini. Un «freno» gestionale che impedisce anche di riassegnare velocemente (cioè come prevede la legge) una media di 200-300 appartamenti ogni anno solo a Bari. Queste abitazioni che si liberano, per varie ragioni, non vengono subito riconsegnate scorrendo le graduatorie, creando quel tempo opaco in cui, invece, spesso avvengono le occupazioni abusive.
IN PREFETTURA Oggi si terrà una manifestazione sotto la Prefettura per l’emergenza abitativa e gli sfratti per morosità, nell’ambito di una protesta nazionale organizzata da Cgil, Cisl, Uil, Sunia, Sicet, Uniat e Unione Inquilini, con tanto di presidio al ministero dei Lavori pubblici il 22 marzo, per chiedere al Governo di risolvere la sofferenza abitativa.
«Occorre bloccare le occupazioni abusive e ripristinare la legalità – dice Nicola Zambetti, segretario regionale del Sunia, sindacato unitario nazionale inquilini ed assegnatari – e serve che la Prefettura coinvolga sindacati degli inquilini, ente gestore e Comuni per debellare un fenomeno che non vede una presenza puntuale nemmeno dell’amministrazione regionale. Che manchi una gestione efficiente del patrimonio pubblico è evidente, se è vero che in alcune Arca, come a Foggia e Taranto, è da oltre un anno che non vengono nominati gli amministratori. A Bari sono appena 6 mesi che si è insediato».
AUMENTO DEL CANONE Senza dimenticare che alla Regione, in commissione consiliare, c’è un disegno di legge che rischia di complicare la situazione: l’eventuale aumento dei canoni di locazione sulla base del reddito Isee «potrebbe causare non equità ma soprattutto - aggiunge Zambetti - dopo la crisi economica, quella pandemica e ora di guerra, potrebbe portare le famiglie proprio a non pagare il canone rincarato o ad accentuare il fenomeno delle occupazioni abusive, che invece dobbiamo bloccare». Se non si danno risposte anche sul tema degli sfratti per morosità, si rischiano di incentivare le pratiche illegali: «Non è occupando gli appartamenti che si ripristinano i diritti».
BUROCRAZIA Quando avviene l’occupazione abusiva, la procedura per tornare alla legalità è lentissima. «Bisogna intervenire subito, mentre avviene il trasloco. È necessario applicare la legge – precisa Zambetti - e non nominare gli occupanti “custodi degli alloggi”, come è avvenuto in passato. Quindi, in base alla legge, vanno tagliati i servizi primari (luce e acqua) e non va dato il cambio di residenza, cosa che generalmente a Bari non avviene se non c’è l’autorizzazione dell’Arca».
Lo stesso ente gestore, continua il Sunia, dovrebbe amministrare meglio il patrimonio, senza costringere la polizia municipale a intervenire in emergenza. «In tutti i quartieri, i sindacati hanno i comitati degli inquilini che lavorano come “sentinelle” segnalando subito le occupazioni che spesso non sono fatte per disagio abitativo ma per controllare il territorio».
Se viceversa l’iter fosse corretto, continua Zambetti, «potremmo riassegnare almeno 200-300 case all’anno a persone effettivamente in difficoltà nella sola città di Bari». Per ripristinare la legalità, il Sunia chiede l’istituzione di un comitato per l’emergenza abitativa e l’intervento della Prefettura.
SOLLECITAZIONI Ma il sindacato sollecita anche l’Arca: «Oggi a Bari abbiamo una ventina di alloggi liberi che non vengono assegnati perché in attesa di ristrutturazione», cioè della condizione che precede l’abitabilità. «Invece di applicare la procedura d’urgenza prevista dalla legge, le case restano vuote magari per anni». Non soltanto appetibili per gli abusivi dunque, ma sottratte ai legittimi destinatari. «È inconcepibile – rimarca Zambetti - che non si tolga dal disagio abitativo una ventina di famiglie per ritardi gestionali, magari adducendo problemi finanziari quando l’ente gestore ha disponibilità. Per questo chiediamo che si intervenga in modo da garantire la corretta amministrazione del patrimonio pubblico».