La testimonianza

Bar, naufragio Norman, al processo parla marinaio: «Ho visto gente cadere in mare»

Redazione online

Antonio Pontrandolfo, marinaio di Mola di Bari, era a bordo della Norman Atlantic, membro dell’equipaggio addetto alla lancia di sinistra della nave, la notte tra il 27 e il 28 dicembre 2014

BARI - Quando scoppiò l’incendio lui stava dormendo. Fu svegliato dalla sirena dell’allarme e, uscito dalla cabina, si accorse del fumo e delle fiamme. Antonio Pontrandolfo, marinaio di Mola di Bari, era a bordo della Norman Atlantic, membro dell’equipaggio addetto alla lancia di sinistra della nave, la notte tra il 27 e il 28 dicembre 2014, quando un rogo scoppiato a bordo causò il naufragio del traghetto e la morte di 31 persone, oltre al ferimento di 64 passeggeri. Pontraldolfo ha testimoniato oggi nell’udienza del processo sul naufragio, che si sta celebrando dinanzi al Tribunale di Bari nell’aula bunker di Bitonto. Ha raccontato le fasi concitate dell’evacuazione, di aver visto persone cadere nel male gelido in tempesta e morire. Nelle sue parole, stando a quanto riferiscono fonti inquirenti, c'era la descrizione del panico vissuto quella notte e della cattiva gestione che accompagnò tutte le fasi del salvataggio. «I passeggeri naufraghi erano fuori controllo, nel panico, ognuno pensava a sé, qualcuno dava spintoni per salire sulle lance di salvataggio» ha detto in sintesi raccontando a giudici, pm e avvocati quello che avvenne a bordo.

Nel processo sono imputati l’armatore Carlo Visentini, i due legali rappresentanti della greca Anek Lines, il comandante Argilio Giacomazzi e 20 membri dell’equipaggio, oltre alle due società. I pm Ettore Cardinali e Federico Perrone Capano contestano loro, a vario titolo, i reati di cooperazione colposa in naufragio, omicidio colposo e lesioni colpose plurime oltre a numerose violazioni sulla sicurezza. Secondo l’accusa a causare il rogo fu un camion frigo rimasto con il motore ausiliario acceso durante la traversata. Sul punto il testimone ha spiegato, confermando quanto già emerso nell’incidente probatorio, che «i camion erano talmente tanti che le prese di corrente non bastavano per tutti».
Si tornerà in aula il 7 e l’8 settembre, quando saranno ascoltati un altro marinaio e i medici legali che eseguirono le autopsie sulle vittime. 

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