mobilità sostenibile

Bari, in bici dalla stazione al campus e al Policlinico

Ninni Perchiazzi

Un altro tassello al mosaico del biciplan del capoluogo

Bari - Un nuovo collegamento ciclabile tra le stazioni ferroviarie e le sedi universitarie cittadine, Palazzo di Città candida un progetto da mezzo milione di euro al bando ministeriale. Il disegno complessivo prevede la creazione di una rete ciclopedonale tra il campus universitario e la stazione di Bari centrale, anche grazie alle possibili connessioni con le piste già eseguite in via Re David, via Di Vittorio, via De Ruggiero e viale della Repubblica (che si interrompe proprio all’altezza dell’incrocio con via Capruzzi).

L’amministrazione comunale mira quindi a realizzare una prima parte di interventi che consentano di iniziare a ricucire vari tratti di percorsi cittadini, al momento ancora a se stanti, realizzati come in una sorta di patchwork. L'idea è quindi di realizzare una nuova pista che, collegandosi al tratto finale del tratto di viale della Repubblica, lo congiunga alla stazione ferroviaria percorrendo via Capruzzi fino al nuovo ingresso di Bari centrale e, sempre proseguendo sullo stesso asse viario, continuare fino al sottovia di via Quintino Sella e all'inizio di viale Salandra.

Di qui si snoderanno due nuovi percorsi. «Il primo, già in fase di progettazione preliminare proseguirà su viale Salandra fino a raggiungere il Policlinico, anch’esso sede universitaria. Il secondo, in fase di progettazione percorrerà l’intero sottopassaggio di via Quintino sella fino a collegarsi con la pista ciclabile di corso Italia, già progettata e per cui qualche settimana fa abbiamo ottenuto un finanziamento regionale», spiega l’assessore ai Lavori pubblici, Giuseppe Galasso.

In questo modo attraverso un sistema di moderazione del traffico, attuato con le cosiddette «zone 30» e con le aree pedonali si potrà raggiungere la cittadella dell’Università degli Studi di Bari situata tra piazza cesare Battisti e piazza Umberto. In relazione all’accesso alle sedi universitarie afferenti al Politecnico di Bari e all’intero campus universitario, nella progettazione candidata al bando ministeriale sono previste anche due nuove «zone 30» in via Celso Ulpiani e in via Orabona nei pressi del campus, oltre alla riqualificazione di alcuni percorsi interni e all’installazione di punti di ricarica per bici elettriche. «Il nostro obiettivo è riuscire entro la fine del mandato a rendere il collegamento ciclabile tra stazione centrale e tutte le sedi universitarie baresi, stabile e sicuro, così da garantire a lavoratori e studenti la possibilità di pianificare percorsi di mobilità sostenibile nei tragitti casa-lavoro e casa-scuola», conclude.

Intanto a fine estate un altro tassello contribuirà a implementare il mosaico della mappa complessiva cittadina. Si tratta di poco più di 1 km realizzato in via Amendola, in occasione del raddoppio dell’arteria di Carrassi, al pari dei 500 metri di pista frutto della costruzione delle due rotatorie di via Glomerelli e via Buozzi. In continuità con via Amendola, altre piste ciclabili saranno realizzate nel futuro sottopasso tra via Einuadi e via Salapia, mentre il ponte Padre Pio sarà demolito e ricostruito - lavori del «collo d’oca» ferroviario -, con carreggiate più ampie per far posto alle biciclette.

Inoltre un tratto di pari lunghezza è finanziato sul lungomare di Santo Spirito (compreso il rifacimento dei marciapiedi dal lido Lucciola al porto) e Palese (interventi dal lido Tiro a volo al Titolo), passando per il collegamento del litorale con San Girolamo, grazie al ponte carrabile e ciclabile - costo 1,5 milioni - da strada del Baraccone al lungomare XIX Maggio. Sempre in tema di opere finanziate (o vicine ad esserlo), c’è il progetto Costasud con tutto il suo reticolo ciclopedonale che si sviluppa per chilometri proprio come nel piano periferie al San Paolo (finanziato con 7,5 milioni) e nel Pirp di Japigia con il percorso da via Caldarola fino al Polivalente.

ll cosiddetto biciplan cittadino, uno degli obiettivi di rilievo di Palazzo di Città, rappresenta la mappa strategica delle piste dedicate alle due ruote, approvato ormai quattro anni fa. Il piano nel complesso sviluppa percorsi ciclabili lunghi 180 chilometri, di cui poco più di una trentina realizzati, a cui si aggiungono tragitti di altrettanta lunghezza già oggetto di finanziamento.

Al momento, il capoluogo dispone di percorsi ciclabili per un totale di 31 chilometri, di cui oltre una decina su corsia riservata, più di 12 su sede propria e quasi duemila metri su marciapiede, a partire dalla pista più frequentata (si fa per dire) di viale Unità d’Italia fino al prolungamento che circumnaviga parco Due Giugno, per passare ai percorsi di lungomare Vittorio Veneto, corso Mazzini e via Re David.
tratti «tattici» A questi si sommano le recenti creazioni in corso Vittorio Emanuele e San Cataldo, frutto della cosiddetta urbanistica tattica.

Si tratta di piste «light» realizzate in tempi brevissimi, nell’ambito del progetto «Open», senza cordoli di cemento, ma semplicemente tracciando le strisce sull’asfalto, con l’ausilio della segnaletica. Ulteriore intervento con le suddette modalità, presto interesserà il lungomare monumentale.

Intanto, resta appesa alla burocrazia la pista ciclabile costruita sul ponte Adriatico, ormai cinque anni fa e mai aperta alla circolazione delle due ruote ecologiche. Il tratto che si collega a corso Mazzini - attraverso la rotatoria che incrocia via Fiore e corso della Carboneria - infatti è privo di omologazione, che dovrebbe rilasciare il produttore a seguito di opportune modifiche alle barriere guard rail atte a proteggere i ciclisti, evitando l’impatto di ginocchia e gomiti contro i montanti della barriera o altri elementi spigolosi. La soluzione tecnica c’è, i soldi anche (130mila euro), non l’accordo con il produttore. Il risultato è che i due chilometri del ponte sono percorribili solo a piedi.

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