Dalla polizia

Mafia, a Bari 3 arresti per omicidio nipote boss Capriati, l'agguato nel 2018

Redazione online (foto Luca Turi)

Le misure cautelari sono state eseguite nella città vecchia

Tre persone sono state arrestate dalla Polizia di Stato per l’omicidio del pregiudicato barese Domenico Capriati, 49 anni, nipote del capo clan Antonio, ucciso il 21 novembre 2018 a Bari. Le misure cautelari in carcere sono state eseguite nella città vecchia di Bari. La sera del delitto Capriati fu colpito da almeno tre proiettili mentre era in auto in compagnia della moglie, vicino la loro abitazione nel quartiere Japigia. Tentò di sfuggire all’agguato uscendo dalla macchina e riparandosi nel portone di casa ma fu raggiunto da altri colpi e, per le gravi ferite riportate, morì il giorno dopo in ospedale.

Tra gli arrestati c'è il pregiudicato barese Domenico Monti, soprannominato «Mimmo il biondo», ex braccio destro del boss Tonino Capriati. Sarebbe stato lui, secondo le indagini coordinate della Dda di Bari, a uccidere il nipote del suo ex capo. Capriati e gli altri due arrestati per il delitto di mafia, Christian De Tullio e Maurizio Larizzi sono stati portati in carcere a Melfi. Sono assistiti dagli avvocati Massimo Roberto Chiusolo e Carlo Russo Frattasi. Le indagini sono state coordinate dai pm Renato Nitti (ora procuratore a Trani) e da Federico Perrone Capano, gip Luigia Lambriola.

Un contrasto interno al clan mafioso di Bari Vecchia e l’affronto da parte del nipote del boss Tonino Capriati di ricavarsi uno spazio sarebbero stati puniti con la morte. Sarebbe questo, secondo la Dda di Bari, il movente dell’omicidio premeditato di Domenico Capriati, pluripregiudicato 47enne, figlio di Sabino e fratello di Filippo Capriati, attuale reggente del clan, ucciso il 21 novembre 2018. Per il delitto mafioso sono finiti in carcere il 38enne Michele Larizzi, ritenuto il mandante, il 62enne Domenico Monti, ex braccio destro del capo clan Tonino Capriati, e il 30enne Christian De Tullio, genero di Monti, gli ultimi due ritenuti esecutori materiali.
Stando alle indagini della Squadra mobile, i killer avrebbero aspettato Capriati sotto casa, nel quartiere Japigia di Bari, storico feudo dei clan Parisi e Palermiti, e lo avrebbero colpito mentre era con moglie e figlio con una «raffica di proiettili», hanno raccontato i testimoni, esplosi da una mitraglietta e da una pistola, con un colpo di grazia alla tempia quando già la vittima era a terra in fin di vita. Larizzi e Monti, ritengono gli inquirenti, avrebbero punito il tentativo di Capriati, scarcerato da poco dopo una lunga detenzione, di riaffermare un suo ruolo egemone nel clan, anche con tentativi di estorsione agli affiliati, come Larizzi, che in quegli «anni di malavita - dicono nelle intercettazioni - aveva fatto affari».
«Non possiamo nascondere una preoccupazione che questo evento possa preludere ad altri atti criminosi di vendetta. Dobbiamo monitorare molto bene la situazione di queste fibrillazioni interne perché non avvengano altri delitti» ha dichiarato in conferenza stampa il procuratore aggiunto e coordinatore della Dda di Bari Francesco Giannella, spiegando che «in certi ambienti, difficilmente delitti così eclatanti restano archiviati a lungo senza reazioni».

(foto Luca Turi)

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