Il caso
Bari, la lettera: «Mio figlio prigioniero di barriere informatiche»
L'epopea di un genitore che alla notizia che a breve il pin per accedere all’Inps verrà sostituito dallo spid (Sistema unico di accesso con identità digitale),si è recato in ufficio postale con carta d’identità e codice fiscale..
Alla notizia che a breve il pin per accedere all’Inps verrà sostituito dallo spid (Sistema unico di accesso con identità digitale), mi sono recato in ufficio postale con carta d’identità e codice fiscale. L’impiegata mi ha chiesto un indirizzo di posta elettronica e numero di cellulare. Ho ricevuto dopo qualche ora dei messaggi e l’operazione è andata a buon fine. Il problema si è posto quando bisognava attivare lo spid per il disabile incapace di firma, il quale utilizza il computer per comunicazione facilitata, ma non è capace di interagire con tali strumenti per scrivere una lettera o rispondere al telefono se non con ausilio di un educatore o parente.
Recatomi nello stesso ufficio di poste italiane con i suoi documenti, accanto alla attestazione che certifica che io sia il suo amministratore di sostegno, mi viene detto di rivolgermi a un Caf o a un Patronato. Sia il Caf che il Patronato a cui mi sono rivolto mi hanno rimandato a Poste italiane. Decido di cambiare ufficio postale e qui mi dicono di rivolgermi al Inps. Utilizzo il numero verde dove apprendo che posso rivolgermi tranquillamente agli uffici della posta. Dire «tranquillamente» è un eufemismo giacché mio figlio è autistico e spesso ha reazioni spropositate.
Ritorno all’ufficio e finalmente mi accosto allo sportello per iniziare la pratica spid. La pratica si ferma davanti alla richiesta di un indirizzo di posta elettronica che per mio figlio è cosa inutile. Fornisco la mia, ma mi dicono che andrebbe in contrasto con quella del disabile. Mi lamento con qualche genitore della tribù degli invisibili e scopro che alcuni sono nelle mie stesse condizioni, ovvero persi e ulteriormente stressati da un labirinto di informazioni, mando anche un messaggio all’Agid, Agenzia italiana digitale, dalla quale ricevo notizia che sanno perfettamente di cosa parlo e che stanno lavorando per venirne a capo, ma ecco che qualcuno dell’associazione Tutti insieme compatibilmente, mi invia un messaggio: «Ho risolto! Questa è la via che ho seguito. Sono entrato attraverso la mia identità pubblica identificativa per giungere a una pagina dedicata a membri della famiglia con disabilità…». Esclamo: «Finalmente un raggio di sole!» e mi avventuro sul sentiero indicatomi. Peccato che il sentiero non era adatto al mio caso, in quanto suo figlio è minorenne. Ho persino inviato un messaggio all’Urp (Ufficio relazioni con il pubblico) del Comune di Bari che se ho capito bene, mi ha invitato a rivolgermi alla Camera di commercio. E intanto dopo trenta giorni di rimbalzi sono ancora qui a chiedermi chi ha studiato questo sistema con barriere informatiche?