L'aggressione
Triggiano, picchiato per strada da un branco di bulli
Un ragazzo di 17 anni è stato preso di mira mentre era con amici nel parco Nassiryia
TRIGGIANO - Una tranquilla serata al parco si trasforma in un pestaggio che non ha avuto peggiori conseguenze solo grazie all’intervento di un adulto. L’episodio è stato raccontato su «Facebook» dalla madre della vittima, un ragazzo. Si sarebbe trattato di una vera e popria aggressione di un «branco» guidato dal «bullo» di turno.
Sono le 19 circa di martedì primo settembre quando un diciasettenne che abita a Capurso e frequenta un istituto tecnico, appena sceso dall’autobus, si reca a parco Nassiriya, nel quartiere Casalino, ormai luogo di incontro di tanti giovanissimi.
Qui incontra i suoi amici, un ragazzo e una ragazza: insieme si intrattengono seduti su una panchina. Il destino vuole che lo sguardo del malcapitato incroci quello del «capobranco». «Che cosa hai da guardare, scemo?» è l’avvio del “dialogo” che la traduzione dalla lingua originale vernacolare all’italiano edulcora rispetto alla buona dose di epiteti contenuti in una così breve domanda. «Mio figlio - racconta la madre Lucrezia Palmieri - a quel punto ha girato la testa, si è alzato dalla panchina insieme agli amici per dirigersi fuori dal parco. In una strada laterale, poi, è iniziata l’aggressione vera e propria, dapprima con il lancio di sassi, poi con alcuni strattonamenti e il pestaggio a opera di almeno una ventina di ragazzi. Delle bestie feroci».
Il caso ha voluto che in quel frangente transitasse con la sua auto il buttafuori di una discoteca, che non ha esitato a intervenire per far desistere il branco e soccorrere il ragazzo, visibilmente scosso, con sudorazione accelerata e attacchi di panico, tanto da far scambiare, in un primo momento, il soccorritore per uno del branco, prima che fosse rassicurato. Sul posto sono subito arrivati i carabinieri, seguiti dai genitori che si sono precipitati dopo essere stati avvisati dell’aggresione.
Il ragazzo è stato accompagnato al pronto soccorso dove sono state riscontrate ferite e contusioni varie, con una prognosi iniziale di dieci giorni. «Abbiamo proceduto a sporgere denuncia ai Carabinieri di Capurso - dice la madre del ragazzo - perché un simile episodio non rimanga impunito. Mio figlio è ancora un po’ scosso, ma ha le spalle larghe. Già in prima media - confida la signora - è stato vittima di un atto di bullismo da cui si è ripreso completamente. Poi, in famiglia, abbiamo un altro ragazzo diversamente abile. È abituato e siamo abituati a subire le avversità, ma anche a reagire tenacemente».
Sui social, ma non solo, la macchina della solidarietà si è subito messa in moto. «Ho ricevuto - rivela Lucrezia Palmieri - una valanga di attestati di solidarietà. Anche le istituzioni ci sono state vicine a cominciare dal sindaco Antonio Donatelli e dalla sua amministrazione». Ma il messaggio che la madre vuole lanciare è sicuramente più forte. «Non possiamo tacere - afferma - di fronte a questi soprusi. Anzi, bisogna gridare, parlare, intervenire, denunciare. Altrimenti, non avremo mai la meglio su questi fenomeni. Io ci ho messo e ci metto la faccia. Ho denunciato alle autorità l’accaduto e l’ho diffuso sui social, non mi nascondo».
E proprio sui social la madre ha avuto una risposta diretta del sindaco Donatelli: «Mi dispiace molto - ha scritto nell’immediatezza il primo cittadino - per quello che è accaduto. Mi comunichi giorno e ora dell’accaduto al fine di circoscrivere la visione delle telecamere. Comunque, domani (martedì 2) mi recherò dai carabinieri per chiedere la massima attenzione sull’accaduto». E in effetti gli inquirenti, anche avvalendosi dei sistemi di videosorveglianza della zona, stanno cercando di risalire agli autori dell’aggressione che potrebbero avere le ore contate. «Nessuna scusante per questo genere di episodi - tuona il sindaco Antonio Donatelli - verso i quali adotteremo una tolleranza zero. Siamo vicini alla famiglia che abbiamo già sentito e cui non faremo mancare la nostra collaborazione istituzionale». Secondo alcune prime ricostruzioni si tratterebbe di una banda di adolescenti il cui «capo», forse appena maggiorenne, vive un disagio sociale. E non sarebbe la prima «bravata», in quanto alcuni anziani raccontano di «scorribande» ai loro danni nella villa comunale. Adesso, però, c’è una denuncia alle autorità e la macchina della giustizia si è messa in moto. Se si accendesse anche la macchina «sociale» il fenomeno potrebbe trovare con più facilità la strada della soluzione.