La storia

L’ingegno di un imprenditore gioiese segnala il ponte Morandi agli aerei

Franco Petrelli

Vincenzo Di Giovine, un gioiese di sangue e formazione, con i suoi due figli, gestisce l’azienda C&E Group di Lecco

Alla realizzazione del nuovo ponte di Genova, opera titanica da prendere a esempio nell’attuale periodo di emergenza sanitaria, sta concorrendo l’imprenditore Vincenzo Di Giovine, un gioiese di sangue e formazione, con i suoi due figli, gestisce l’azienda C&E Group di Lecco, e ha reso possibile la costruzione di ben 18 segnalatori di «ostacolo al volo», targati con il brand Luxsolar, già predisposti per essere installati sull’avveniristico viadotto, ricostruito a poco più di 20 mesi dal tragico crollo del 14 agosto 2018.

La direzione tecnica e le maestranze hanno lavorato senza alcuna interruzione, nonostante il coronavirus, al compimento di questi moderni sistemi che segnalano la presenza della grande infrastruttura stradale agli aerei. Si tratta di dispostivi Led, ciascuno di 20 centimetri di diametro, in grado di esprimere un notevole potenziale luminoso sia di giorno che di notte, grazie a una capacità progettuale ottica di livello internazionale. Basti pensare che questi segnalatori verranno inseriti come un anello alla sommità dei 18 pali di sostegno del rinato ponte, fondamentale per il traffico del nord-ovest italiano.

Il team progettuale, capeggiato dall’archistar Renzo Piano, si è rivolto ad un’azienda, attiva dal 1988, in grado di offrire una gamma completa di questi Sov a Light Emitting Diode, dalla minima all’alta intensità. Infatti i segnalatori sono stati installati per riconoscere dal cielo, tra gli altri, gli ormai celebri grattacieli di Porta Nuova e di Bosco Verticale a Milano, la «Ciudad» del Real Madrid, la funivia Zermatt-Breuil, alta 3.821 metri, il Minareto della Moschea di Algeri che può contenere oltre 100mila fedeli, la ruota panoramica più elevata del mondo di Dubay Eye e la slanciata torre Telecom di Rozzano (Milano).

Certamente un bilancio positivo per l’azienda di Vincenzo Di Giovine, nato ad Auronzo di Cadore nel 1946, da padre gioiese e da madre veneta, e che ha sposato una gioiese, Antonietta Romano. «Ricordo ancora, in tenera età - racconta - il mio primo impatto con Gioia del Colle. La nevicata del 1956, la celebre banda di Paolo Falcicchio, il compianto arciprete don Franco Di Maggio, i due anni all’Itis e, a seguire i tre in Telecomunicazioni al “Panetti” di Bari. Ho vissuto una giovinezza spensierata, cui seguì il servizio miliare a Milano. Poi - spiega - per la ricerca di una lavoro dovetti lasciare parenti e amici».

Era il 1969. E Lecco, la cittadina lombarda cinta dalle montagne intorno al lago, divenne il luogo ideale a stemperare la nostalgia e «comodo - continua Di Giovine - per raggiungere la sede lavorativa di Milano. Ma il legame con Gioia del Colle resta imperituro, possiedo una casa e non escludo di tornarci a vivere. Investendo in nuove idee che meriterebbero di essere realizzate. Intanto stiamo profondendo il meglio di noi a Genova, immagine dell’Italia che rinasce da un’imprevista sventura».

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