la sfida

Anci, Decaro pronto al bis: «Lotteremo per più risorse»

Ninni Perchiazzi

Il sindaco di Bari in pole, verso la riconferma della presidenza domani al congresso nazionale

Appuntamento numero 19 del congresso nazionale dei Comuni italiani, Antonio Decaro è pronto per il bis. Il sindaco di Bari, presidente uscente Anci, punta alla prestigiosa riconferma dell’incarico di primo rappresentante degli ottomila comuni italiani. Una sfida che si rinnova a tre anni di distanza dopo l’investitura avvenuta alla Fiera del Levante di Bari, quando l’ingegnere di Torre a Mare prese il posto di Piero Fassino (allora non riconfermato sindaco di Torino) con un consenso pressoché plebiscitario.

Come giudica l’esperienza di questi tre anni?
«Personalmente è stato un onore conoscere tanti amministratori locali di Comuni grandi e piccoli. Un’esperienza umana davvero importante e preziosa».

Qualche aneddoto?
«Ricordo di aver pianto con il sindaco Pasqui di Camerino subito dopo il terremoto che aveva fatto crollare l’università, il cardine su cui si basa l’economia della città. Così come non dimentico l’emozione dell’assemblea di Rimini, con il sindaco Gniassi a farci da Cicerone, fino alla suggestiva inaugurazione di piazza Federico Fellini».

Proviamo a fare un bilancio di un triennio di attività?
«I risultati ottenuti sono stati tanti. Siamo riusciti ad evitare tagli, a riottenere risorse, abbiamo condotto battaglie su temi caldi come l’immigrazione, riuscendo a far passare la norma del 3 per mille per la distribuzione uniforme dei flussi migratori, convincendo i sindaci contrari ed evitando tensioni. Più di tutte ricordo la battaglia sui fondi per le periferie con lo “sciopero” della fascia tricolore, perché quelle risorse servivano e servono per le aree più deboli del Paese. E ancora: l’esemplificazione o il tema dell’edilizia giudiziaria le cui competenze sono tornate allo Stato, anche perché i Comuni non ce la facevano a gestire i costi dei Tribunali».

Se dovesse essere confermato, ha già in mente quali sono le priorità?
«Certo. Vorremmo avere ulteriori risorse per fornire servizi più efficaci ai cittadini. Penso all’immigrazione, al contrasto alla povertà, alle questioni ambientali sollevate dal Forum for Future. Tutti i temi che impattano sulla vita delle amministrazioni comunali, per i quali vorremmo partecipare alle scelte dando il nostro contributo, anche attraverso l’ascolto».

Sindaco e presidente Anci, il doppio ruolo ha avuto un impatto anche su Bari?
«Credo che i baresi siano stati orgogliosi di avere il loro sindaco a rappresentare gli oltre 8mila Comuni italiani. Io che sono stato il primo meridionale ricoprire il ruolo di presidente Anci dopo il sindaco di Catania, Enzo Bianco. Credo anche che il capoluogo ne abbia beneficiato. Penso alla battaglia dei fondi per le periferie che ci hanno permesso di intervenire al quartiere Libertà e al San Paolo, oppure alla modifica del Pon metro, i cui finanziamenti sono serviti a rinnovare il parco macchine dell’Amtab».

Può reputarsi soddisfatto dell’operato svolto?
«Ho interpretato il ruolo, mettendomi a studiare, anche dovendo incontrare i ministri per questioni legate all’Anci. A maggior ragione è servito a Bari e al suo territorio. Ad esempio penso al Patto per la Città metropolitana: si tratta di una proposta elaborata da me, inviata all’allora premier Renzi, con la quale ho chiesto e ottenuto di utilizzare una parte delle risorse riservate alle Regioni per specifici temi come il turismo, la cultura, la digitalizzazione, le aree di sviluppo industriale, i collegamenti».

Più volte ha rimarcato il ruolo rivestito e l’impegno degli uomini con la fascia tricolore.
«I sindaci continuano ad essere le figure istituzionali più amate dagli italiani, nelle quali viene riposta la maggior fiducia. La gente quando deve protestare o ha qualche problema da risolvere certo non va a Montecitorio, ma viene nell’androne dei municipi o addirittura si presenta sotto casa. Per questo noi sindaci conosciamo difficoltà ed emergenze della gente e delle città. Siamo noi a stare a contatto con le persone».

Ad Arezzo, in assemblea, ci sarà una sedia vuota, sulla quale sarà adagiata una fascia tricolore.
«È dedicata al sindaco di Rocca di Papa, Emanuele Crestini, morto a giugno scorso dopo essere rimasto gravemente ferito nell'esplosione avvenuta nel palazzo comunale. La sedia sarà vuota ma lui sarà lì con noi, come Angelo Vassallo, sindaco di Pollica, ucciso in un attentato e Gianni Carnicella, sindaco di Molfetta, ucciso nel ‘92 per non aver rilasciato un’autorizzazione».

La rielezione è dietro l’angolo ma lei preferisce volare basso. È solo scaramanzia?
««Al momento non ci sono altri candidati, ma per presentarli basta poco. Attendiamo gli eventi. Credo in ogni caso di essere riuscito a interloquire con tutti i governi, anche con quelli con una sensibilità differente dalla mia, senza polemica, per il bene del Paese e delle città. Non è un caso che senta la vicinanza di tutti i sindaci, nonostante appartenenze ed esperienze differenti. Ho buoni rapporti con Virginia Raggi e Chiara Appendino (sindaci di sponda pentastellata di Roma e Torino, ndr), ma anche con sindaci di Lega e Forza Italia. Mi sento un po’ come buon padre di famiglia che ha tenuto tutti insieme. Speriamo possa continuare così, ma come detto, preferisco fare un passo alla volta».

D’altronde in recente incontro tenutosi nel capoluogo pugliese, al quale hanno partecipato tutti i sindaci metropolitani, un importante supporto è giunto dal sindaco di Bologna, Virginio Merola (anche lui portacolori Dem), che a proposito dell’appuntamento con il congresso in Toscana ha coniato uno slogan: «No Decaro? No Anci». Domani sarà necessario il sostegno alle urne.

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