L'intervista

Decaro: «Ci vuole un governo stabile. Io ministro? Non ci ho mai pensato»

Michele De Feudis

Il sindaco di Bari parla a tutto tondo a poche ore dall'inaugurazione della Fiera del Levante e dall'incontro con il premier Conte

Sindaco Antonio Decaro, domani alla Fiera del Levante quali priorità del Sud e dei Comuni evidenzierà al presidente del Consiglio Giuseppe Conte?
«Abbiamo già chiesto al nuovo governo, come Associazione nazionale dei comuni e come Unione province italiane, di prendere in considerazione due agende: quella urbana per le grandi città che hanno problemi della gestione di strade, inquinamento e del contrasto alla povertà; e quella del controesodo per contrastare lo spopolamento, un problema dell’Italia. Se vanno via tutti dai piccoli borghi, non riusciremo più a controllare il territorio, il paesaggio e i beni culturali».

Cosa cambia con il nuovo governo?
«Ho avuto dissensi con il governo uscente, la principale è stata la querelle sulle risorse per le periferie, fondi poi recuperati grazie al dialogo con Conte. Ho avuto dissensi anche con il governo Gentiloni. Sono tra quelli che non volevano che cadesse il governo giallo-verde, pur essendo distante da Salvini: abbiamo la necessità di avere un esecutivo stabile per portare a termine gli impegni assunti nella precedente Finanziaria. Ora ben venga un governo duraturo».

Il patto per Palazzo Chigi arriverà a fine legislatura?
«Se inizia la guerra dei sondaggi, rischiamo che imploda anche questo accordo. Se invece si guarda alla prospettiva, ai sindaci e alle comunità, probabilmente durerà. Come sindaco del centrosinistra avrò senza dubbio maggiore capacità di interlocuzione adesso».

L’intervista di Renzi al Corsera dopo l’avvio della crisi ha segnato l’avvio del dialogo M5s-Pd. Chi ha fatto il maggiore sacrificio per celebrare questo matrimonio politico?
«In campagna elettorale grillini e dem si sono sfidati senza sconti. Hanno poi dovuto avvicinare le proprie posizioni: c’era interesse a non andare a votare, perché i sondaggi avrebbe vinto la destra».

Poi l’ex premier fiorentino…

«È stato l’artefice dell'accordo. Come leader politico ha una marcia in più, spesso la usa come retromarcia. Stavolta ha messo la marcia in avanti».

La narrazione della sinistra che ha paura del voto che effetto fa ad un sindaco che ha vinto con un plebiscito contro il centrodestra e una forte Lega salviniana?
«Ho vinto con Salvini che veniva spessissimo a Bari per la campagna elettorale. Non bisogna avere paura delle urne. Quando si è votato per le politiche il M5s era primo, il Pd secondo: non tentarono una sintesi e si arrivò al governo giallo-verde, che non ha funzionato. Tra i motivi per il non voto ricordo il rischio aumento Iva e di una Finanziaria “non per scelta” che potevano creare danni».

Le sintonie sui temi con i 5s…
«Tra dem e pentastellati c’è affinità su ambiente, mobilità sostenibile, contrasto alla povertà o diritti civili. Sono andato dalla Appendino a Torino per le unioni civili… Siamo diversi nella forma, perché loro sono abituati a fare opposizione a prescindere».

È vero che le hanno proposto un ministero?
«Non ci ho mai pensato. Sono stato eletto da poco, non avrei mai tradito i miei concittadini».

Sui Decreti Sicurezza è possibile immaginare un dietrofront dal nuovo governo Conte?
«Lì ci sono temi che abbiamo sostenuto anche noi sindaci, come sulla sicurezza urbana: si tratta di una evoluzione del decreto Minniti, una formula che ci ha consentito di applicare il Daspo urbano pero parcheggiatori abusivi o spacciatori. Non ero d'accordo sull’immigrazione, sulla chiusura degli Sprar e sul salvataggio in mare. Gli esseri umani tra le onde vanno salvati sempre. Sono il sindaco della città che ha accolto gli albanesi del Vlora».

Nel 2020 ci saranno le regionali in Puglia e il centrosinistra, apre ai grillini.
«Se ci saranno le primarie, voterò Emiliano. Chi guiderà coalizione deciderà il perimetro dell'alleanza. Per un accordo con i grillini penso che i tempi non siano maturi: bisogna prima acclarare se il governo avrà una prospettiva politica. Solo dopo si può ragionare di intese sui territori».

C’è spazio per una forza di centro in Italia?
«Sì. In quel percorso si è infilato Calenda. Ci sono tanti elettori che votavano Fi da liberali e non si trovano bene con l'estrema destra salviniana».

Renzi prepara le grandi manovre. Sarà alla Leopolda?
«Da tempo non mi occupo più di questioni politiche di carattere nazionale. Faccio il presidente dell'Anci, rappresento tutti i sindaci».

Ma con il leader fiorentino ha un dialogo consolidato e costante.
«Mi sento spesso. Poco fa ho sentito anche Zingaretti. Se Renzi farà il partito, troverà uno spazio al centro. È in fase di riflessione».

La nascita della “cosa renziana” le creerà imbarazzi politici?
«Ho un rapporto personale con l’ex premier ma sono nato con il Pd. La prima tessera che ho preso è quella dem: ha risolto i problemi a casa mettendo d’accordo mio padre socialista, la famiglia di mia madre comunista e quella di mio zio democristiano, che aveva sposato la nipote del parroco».

Dopo la riconferma da sindaco di Bari quali priorità ha scelto per caratterizzare il suo decennio con la fascia tricolore?
«La ricucitura sociale tra baresi e il mare. E poi l’opera pubblica più importante: la costruzione di una comunità, una rete di associazioni e parrocchie che tengono unità la nostra città».

Dove si vede tra cinque anni, alla fine del mandato?
«Non so se farò ancora politica. Comunque resto il responsabile dell’ufficio progetti dell’Anas…».

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