la riflessione

Non abbassiamo la guardia proprio all’ultimo miglio

Filippo Santigliano

Il covid con le sue varianti tira su la testa. Indomito e tenace, nonostante i brillanti risultati ottenuti fino a questo momento dalle vaccinazioni, il virus non ne vuole sapere di chiudere la sua stagione vissuta da protagonista. Complice, è il caso di sottolinearlo per l'ennesima volta, anche quell'idea del «tanto non torna più» e che ha fatto abbassare la guardia rispetto alla pervicacia della pandemia.

Sereni o quasi per il fatto che in fondo la variante «delta» semina il panico più in Gran Bretagna e nel nord Europa più che nel Bel Paese, abbiamo un po' tutti pensato di essere immuni – fatta qualche eccezione – dall'ondata del virus mutato e per di più ostinato a tenerci psicologicamente sul chi va là. Gli ultimi focolai registrati in Puglia ed il numero di soggetti coinvolti, in un villaggio vacanze del litorale foggiano e in un comune salentino, dimostrano invece che c'è necessità di non trattare questa fase della pandemia come folclore. E non è neanche una questione di vaccinazione ed immunizzazione alla luce, ad esempio, di quanto accaduto alle troupe della Rai al seguito della Nazionale di calcio, con un fremito che ha coinvolto non solo addetti ai lavori, ma tutti i tifosi per eventuali perdite nella «bolla» che tiene al riparo gli azzurri in vista della finalissima di domani, a Wembley, contro l'Inghilterra.

Al netto delle comprensibili e giustificate preoccupazioni, c'è da ricordare che le vaccinazioni proteggono ma non filtrano del tutto il virus come del resto spiegano medici e ricercatori: il fatto di essere immuni all'85, 90 o 95 per cento secondo le dosi e i vari tipi di vaccino, la dice tutta sulle percentuali sia pur minime di incontrare lungo la propria vita il covid «mutato», visto che il virus colpisce solo con le varianti più ribelli (dall'inglese alla delta alla beta). Una traiettoria della pandemia – oggi maggiormente governata – confermata del resto da una ospedalizzazione ai minimi termini e da un decremento graduale ma costante dei decessi legati più ad «eredità» del recente passato che alla situazione attuale.

Tuttavia non va mollata la presa e soprattutto non persa di vista quella responsabilità sociale che ciascuno ha nei confronti degli altri. E siccome sono in giro qualche milione di anziani, fragili, anziani e vulnerabili, che non hanno ancora ricevuto una sola dose di vaccino, è opportuno mantenere quella fermezza nel rispetto delle regole (con o senza seconda dose) che dovrebbe trasformarsi in autodisciplina, ovvero in una comunità che ha conosciuto il dramma e che non intende riviverlo, direttamente o indirettamente. Non è impresa difficile, ma neanche semplice: per la voglia di evasione dopo un lungo anno di ristrettezze sociali, perché si vive il periodo delle vacanze, perché le notti magiche dell'Italia pallonara influenzano e non poco comportamenti ed atteggiamenti. Per questo occorre uno sforzo da ultimo miglio, una capacità di gestire questa fase con consapevolezza del pericolo passato ma anche di quello che bussa alla porta, senza chiederla esclusivamente ai giovani che se non vedono buoni esempi negli adulti sono propensi per indole alla ribellione. Ci sono le condizioni per farlo senza farsi guidare e limitare dall'emotività che pure accompagna questi momenti. Le mascherine del resto non sono più obbligatorie nei luoghi all'aperto, ed è stata una grande conquista, ma lo smascheramento autorizzato non deve farci dimenticare alcune scomode verità, ad iniziare da una fattuale e non ipotetica, e cioè che la pandemia non ha chiuso i battenti per fine attività. Giù la maschera dunque, su la testa ma senza abbassare l'attenzione. Mai come in questo momento serve solo la prudenza, una virtù che non è sinonimo di debolezza e scarso coraggio ma solo di saggezza e lungimiranza. Le varianti del covid si battono anche così.

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