Editoriale
Aspettando l’uscita allo scoperto dei soccorritori
In Italia, tutte le crisi di governo si somigliano ma ciascuna crisi è disgraziata a modo suo
Parafrasando l’incipit (sulle famiglie felici e infelici) di Anna Karenina, capolavoro di Lev Tolstoj (1828-1910), verrebbe da dire che, in Italia, tutte le crisi di governo si somigliano, ma che ciascuna crisi è disgraziata a modo suo. E, soprattutto, non si presta ad alcuna previsione. Spesso le crisi che sembrano di facile soluzione si prolungano all’infinito, mentre quelle che appaiono complicate si sbloccano all’improvviso. Di solito la quadratura del cerchio si realizza sui nomi, non sui programmi, autentiche foglie di fico per nascondere ciò che si vuole nascondere.
E, però, da qualche lustro a questa parte, ogni crisi condivide con le altre una tipologia umana di cui una volta non si registravano tracce: i cosiddetti responsabili.
I responsabili hanno questo di bello o di brutto, dipende dai punti di vista dei giudicanti. Se corrono in aiuto di un governo che piace vengono, appunto, definiti tali (responsabili) e, in alcuni casi, addirittura salvatori della patria. Se, invece, i responsabili si precipitano a soccorrere un governo inviso, nulla li salverà dalle accuse di trasformismo, voltagabbanismo, inaffidabilità, arrivismo e roba simile.
Anche l’esperienza Conte non sfuggirà a questo destino. Al destino che i responsabili spunteranno per forza, anche se ancora per un po’ rimarranno sotto traccia.
È un fatto naturale, scontato, umano, che i difensori dello status quo (leggi scranno parlamentare), alla prima occasione utile usciranno allo scoperto, dopo aver portato all’incasso una ricandidatura o una ricollocazione di grido. Si tratta solo di vedere se il presidente della Repubblica concederà più o meno tempo per la risoluzione o dissoluzione della crisi, se accetterà combinazioni multicolori o se invocherà coalizioni politiche definite, non scombiccherate.
Nel frattempo può succedere di tutto, soprattutto per impedire che la crisi imbocchi la strada del voto anticipato (vade retro Satana), epilogo osteggiato dal 90 per cento della rappresentanza parlamentare. Può accadere che Matteo Renzi si faccia paladino di un big piddino a Palazzo Chigi (Franceschini?), mettendo sul tavolo anche il proprio rientro nel partito già conquistato in passato brandendo il martello della rottamazione.
Può accadere che il primo nome della rosa renziana si ponga più di un interrogativo sulla convenienza ad accettare la profferta da parte di un kingmaker (Renzi) più incontrollabile di una pallina da flipper in una stanza priva di luce. Può persino accadere che, all’ultimo minuto, sia lo stesso senatore di Rignano a ripescare il professore di Volturara di cui da tempo ha vuole affondare la testa. Insomma.
L’unica cosa che appare inverosimile è che i responsabili (soccorritori) davvero non ci siano. Se così fosse l’Italia non sarebbe l’Italia. Se così fosse vorrebbe dire che si è manifestata la rivoluzione (psico-politica e antropologica) più profonda della storia patria senza che la tribuna stampa se ne sia accorta.
Invece, siatene certi, i responsabili ci sono e lottano per non rientrare anzitempo a casa. Il loro sostegno verrà ratificato quando nessuno se lo aspetterà, il che metterà Sergio Mattarella nella condizione di tenerne, obbligatoriamente, conto.
Purtroppo questa sceneggiata, questo teatrino coincidono con il periodo più drammatico (pandemia) della storia italiana ed europea. Di sicuro la crisi, formalizzata o no, non giova all’immagine del Belpaese all’estero. Ecco perché la reputazione degli eventuali nuovi responsabili in aiuto di Conte o di chi sventerebbe lo scioglimento delle Camere, stavolta non subirebbe le lesioni d’immagine patite nei decenni scorsi. Potrebbero sempre dire, i responsabili, che per merito loro l’Italia non ha perso i soldi europei e che se non ci fossero stati loro a garantire la stabilità nei momenti più delicati, l’Italia avrebbe già affrontato da un pezzo il calvario che tocca ai sistemi politici instabili.
Qualcuno può osservare: è la democrazia parlamentare, bellezza. E tu non puoi farci nulla. Infatti.
Occhio, perciò, al possibile parto dei neoresponsabili. alle fitte manovre nelle zone centrali degli emicicli parlamentari, quelle di confine. Di solito la sorte delle legislature si decide lì.