LA STORIA
Ciro, esempio controcorrente
Lo sfortunato volontario della protezione civile deceduto a seguito dell’incidente avvenuto sulla A16 mentre era intento ad aiutare i vigili del fuoco per a spegnere un incendio divampato lungo la carreggiata
Faceva parte di quella maggioranza silenziosa che alla banca del tempo consegna il proprio tempo ma per scopi altamente sociali e per un disinteressato amore per il prossimo. Ora Ciro Campagna, lo sfortunato volontario della protezione civile deceduto a seguito dell’incidente avvenuto sulla A16 mentre era intento ad aiutare i vigili del fuoco per a spegnere un incendio divampato lungo la carreggiata, il tempo lo ha perduto per sempre. Con tutto il suo progetto di vita. A 19 anni è un verdetto esistenziale inaccettabile. Ecco perché è un giorno di lutto per l’intera città di Foggia, per la Puglia, e per la vastissima comunità rappresentata dal mondo del volontariato. Un esempio, Ciro.
A 19 anni, infatti, c’è chi scorazza lungo i luoghi della movida, chi preferisce allenarsi con il vandalismo, chi pratica interessi culturali e quant’altro, mentre lui Ciro aveva il debole per la “protezione civile” che significa per davvero occuparsi di chi ha comunque bisogno, di chi chiude aiuto, sostegno, solidarietà: sia per lo spegnimento di un incendio sia per un servizio d’ordine o per la consegna della spesa o dei farmaci a chi non può deambulare, come ad esempio è accaduto durante il lungo periodo del lockdown per via della pandemia da corona virus.
Dietro la drammatica storia di Ciro Campagna c’è tutto un mondo che non appare, che non si spara le “pose”, ma che incide eccome attraverso il volontariato nella vita quotidana di tutti noi, perché pilastro sommerso utile a reggere quel sistema che è la Protezione civile in tutte le sue articolazioni e che spesso si scopre solo in circostanze clamorose, dalle calamità naturali al corona virus.
La giovane età di Ciro Campagna, il suo slancio altruistico, l’idea di fare qualcosa per “proteggere” soggetti e oggetti deboli e fragili come le persone ed il territorio, ci trasmettono una figura esemplare di giovane dell’era post «millenians», oltre lo stereotipo che ci viene consegnato dai «social», e che va consegnata alla memoria della città che ha perduto, insieme alla sua famiglia e ai suoi amici, un figlio che appartiene a tutti noi.
In questa storia terribile si cerca come sempre di dare un senso all’impossibile, ma è davvero difficile intercettare una semantica interpretativa di quanto accaduto, perché ogni pensiero, anche il più fatalista, si incrocia e si scontra con la dura realtà dei fatti, e cioè la perdita di un giovane costretto a diventare in fretta adulto dopo essere rimasto orfano di padre qualche tempo fa. I tanti coetanei che da sabato scorso (l’incidente è avvenuto il 29 agosto) si sono idealmente stretti intorno a Ciro e alla sua famiglia, nei piazzali del Policlinico di Foggia, in attesa di un segnale in controtendenza rispetto ai bollettini medici, ci ricordano che a volte le generazioni adulte non devono straripare nei giudizi generalizzati e al ribasso verso chi è anagraficamente più "indietro". La trama della vita del giovane volontario foggiano infatti afferma proprio il contrario. Oggi l’ultimo saluto a Ciro nella camera ardente giustamente allestita nell’aula consiliare di Palazzo di città. Un addio «pubblico» e comunitario perché ci si sente umanamente più poveri di fronte ad una tragedia che ha interrotto una vita che resterà comunque una splendida testimonianza.