L'intervista

I synth di Whitemary esplodono all'Eremo di Molfetta: «Il mio suono, libero e onesto»

Appuntamento il 22 febbraio con il disco New Bianchini: «Era il nome della cartella sul desktop dove confluivano tutte le tracce che stavo scrivendo»

BARI - Passa in Puglia il tour di Whitemary, che porta i suoi diabolici synth domani, sabato 22 febbraio, all'Eremo Club di Molfetta. Una data organizzata da DNA Concerti (i biglietti sono disponibili su Dice), una serata di festa in cui ballare senza freni tutte le canzoni dell'ultimo album New Bianchini, uscito a fine novembre per 42 Records. Un universo sonoro con un linguaggio musicale riconoscibile e unico, dove Whitemary (vero nome Biancamaria Scoccia) fa tutto da sola, con un approccio squisitamente onesto e orgogliosamente fatto in casa.

Partiamo dal disco New Bianchini, questo titolo da dove arriva, e la parola new quale nuovo capitolo della sua vita interpretava?

«“New Bianchini” è la cartella sul desktop che avevo dedicato alle nuove tracce che stavo scrivendo. Quando un nuovo progetto mi convinceva finiva lì dentro, ed effettivamente ci sono passate solo le 10 tracce definitive del disco. Inconsciamente avevo già dato il titolo al disco, che ho scritto spingendomi ad avere tutto nuovo, dal sound al modo di scrivere, pur mantenendo un approccio riconoscibile».

I synth sono parte fondamentale della sua musica: fa tutto da sola e in maniera orgogliosamente 'homemade', qual è il valore aggiunto di essere completamente libera di sperimentare e non avere alcun tipo di costrizione?

«Essere libera mi dà la certezza di tirare fuori quello che effettivamente voglio esprimere, nel concetto e nella forma. Non vuol dire non avere paletti, ma che sono io padrona dei limiti che mi autoimpongo, del recinto che scelgo di tracciare e dentro il quale mi muovo. Mi dà la possibilità di essere più onesta possibile».

Se dovesse racchiudere Whitemary in un suono, quale sarebbe?

«Sarebbe sicuramente un synth lead folle e incazzatissimo, mega distorto».

Come porta tutto questo sul palco, quali sono gli elementi imprescindibili dei suoi live?

«I sintetizzatori sono parte fondamentale in ogni fase del progetto, dalla composizione all’immaginario visivo. Sono la cosa che più mi ispira e mi diverte e nel live non possono mai mancare. Per questo in particolare li ho scelti tutti senza preset in modo da avere suoni sempre un po’ diversi e lasciare spazio all’impovvisazione in ogni concerto».

Ha collaborato con diversi artisti, da Ditonellapiaga a Bruno Bellissimo, aprendo anche per Mengoni: c'è un incontro artistico nel suo percorso che l'ha segnata particolarmente?

«È stato molto bello dividere il palco con la producer e dj Marie Davidson, artista canadese che seguivo dal 2019. Lei è stata una delle ispirazioni per le mie prime tracce ed è stato bellissimo ballare sotto cassa anni dopo ad un concerto condiviso!»

In Puglia è già stata più volte a suonare, ha qualche ricordo in particolare che le è rimasto nel cuore?

«L’Eremo per me è un posto del cuore. Ci ho visto Gesaffelstein nel 2012 e da lì ogni volta che ero in Puglia un passaggio era obbligatorio, anche solo per l’alba vista da lì. Non ci torno da prima della riapertura e non vedo l’ora di suonarci»

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