nel Salento

Opere d'arte sacra nascono dalla cenere degli ulivi distrutti dalla Xylella

Giovanni Greco

A plasmarle è Tommaso Filieri, dipendente comunale di Galatone con la passione per il ricamo, diventato famoso per le sue creazioni

GALATONE - Prestigiosi paliotti d’altare e corredi liturgici, stendardi, arazzi, diademi, stole, ma anche abiti legati all’importanza della storia medievale. Sono i gioielli ricamati dalle abili mani di Tommaso Filieri, il 62ecce di Galatone, impiegato comunale, avvicinatosi all’arte del ricamo grazie al contatto quotidiano con le tre donne della sua vita: la nonna, la madre e la zia, tutte esperte ricamatrici.

Una scoperta coltivata con passione, perfezionata nel tempo e dalla quale Filieri non si è più staccato come dimostrano le numerose mostre a cui ha partecipato dal 2014 ad oggi e le innumerevoli decorazioni di abiti, stendardi per le quattro contrade di Galatone e raffinati arredi sacri. L’ultima dimostrazione della sua arte l’ha offerta recentemente negli studi televisivi di TV 2000 nell’ambito del programma “Di buon mattino” dove, a favore di telecamere ha terminato il ricamo di un arredo sacro utilizzato per la copertura del calice. Ma è stata anche l’occasione per mettere in risalto un altro suo capolavoro, il paliotto realizzato per la chiesa del SS. Crocifisso di Galatone per i 400 anni del miracolo e quello della chiesa di San Francesco.

Il capolavoro più recente risale a meno di due mesi fa. Si tratta del paliotto, il terzo della serie, per l’altare della Basilica di S. Maria ad Nives di Copertino, commissionato dal parroco mons. Antonio Raho. «Tre mesi e mezzo di lavoro – spiega Filieri - metri e metri di cordino d'oro. E poi perle, perline, cristalli, paillettes, con tante ore trascorse a intagliare pizzo. Tante notti in bianco per poter dare alla luce una nuova creatura dalla quale, devo ammettere, è stata dura staccarmi».

Ma la singolarità dell’opera di Filieri sta soprattutto nella lavorazione delle ceneri degli ulivi distrutti dalla Xylella. Il più importante progetto con questa singolare tecnica è un arazzo con il disegno della Sindone realizzato con ceneri degli ulivi, donato alla diocesi di Bergamo e custodito nella chiesa di San Giuseppe a Seriate, luogo simbolo della prima fase della pandemia da Covid. «Non potevo rimanere insensibile dinanzi al dramma epocale che ha colpito la nostra terra - dice, riferendosi alla Xylella - così ho fatto una promessa a tutti quei contadini che nella disperazione si sono visti costretti ad abbattere piante di ulivo secolari. Trovandomi nella zona martoriata di Alezio e Gallipoli, ho pensato di raccogliere le ceneri calde degli alberi bruciati e farle vivere per sempre nelle mie creazioni», ma come?

La procedura consiste nel setacciare per sette volte la cenere, impastarla con delle sostanze resinose, stenderla ad arte sul tessuto secondo il disegno a matita predisposto precedentemente e infine ricoprirla con filo d’oro. «Ecco le ceneri dei miei vecchi e amati ulivi. Le ho raccolte e custodite per farle vivere in eterno, sigillate come reliquie nelle mie creazioni».

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