la tradizione
Carnevale di Manfredonia, gli ultimi maestri cartapestai: «I carri, una storia destinata all'estinzione»
Il racconto di Maria Grazia Muscatiello: «Troppo poco tempo per lavorare e tramandare quest'arte. È cambiato il modo di lavorare, qui non ci sono più negozi per i materiali che ordiniamo invece da Venosa, Bari, Foggia...»
MANFREDONIA - Il Carnevale di Manfredonia continua la sua tradizione da 71 anni, ma tra balli, maschere e sfilate «delle meraviglie», c'è una grande storia che si trascina ormai stanca, ma resiliente, che sopravvive nella passione degli ultimi maestri cartapestai della città: quella dei carri allegorici. Tra le ultime figure protagoniste di questa tradizione c'è Maria Grazia Muscatiello, 72 anni, che il Carnevale ha iniziato a viverlo da metà anni Settanta con i suoi figli e i veglioncini dei bambini. Dal 2000 con l’Associazione Non Solo Arte è dedita alla realizzazione dei carri di cartapesta, lei che la creatività l'ha sempre vissuta al cento percento: nata e cresciuta a Roma da padre manfredoniano, ha frequentato il liceo artistico nella capitale, poi, dopo il matrimonio, si è iscritta all'Accademia delle Belle Arti di Foggia. Ha lavorato alle Poste Italiane, dove comunque è riuscita a esprimere il suo lato artistico: ha disegnato, ad esempio, una cartolina filatelica con soggetto la chiesa di San Giovanni Rotondo. E, nel frattempo, ad ogni Carnevale si è dedicata anima e corpo alla creazioni dei carri allegorici.
«Nei miei carri ho spesso utilizzato i soggetti tratti dai cartoni animati - racconta Muscatiello - Mi dicevano che il motivo per cui prediligevo questi soggetti era perché ero una donna, ma non è così, anche gli altri gruppi erano soliti rappresentare personaggi del genere. La scelta dei soggetti è sempre in relazione all'idea che voglio rappresentare: ad esempio, ho trattato con molta speranza nel cuore il tema della Terra e dello squilibrio delle stagioni, inventando personaggi che potessero esprimere questo concetto». Quest'anno, però, l'artista torna ai cartoni animati, con una Giorgia Meloni nelle vesti di Alice nel Paese delle Meraviglie e i due vicepremier («non avranno le facce di Salvini e Tajani, ma saranno riconoscibili») nei panni del Brucaliffo e del Cappellaio Matto. Sarà alto 9 metri, anche se la storia del carnevale di Manfredonia presenta esemplari di carri allegorici che superavano anche i 15 metri.
Ma l'arte della cartapesta, a Manfredonia, si sta tuttavia smarrendo, perché mancano i «discepoli» a cui trasmetterne le tecniche e la manualità. «La mia squadra si è pian piano dissolta, quest'anno ho fatto un appello anche sui social perché le porte della mia associazione sono sempre aperte. Tantissimi mi hanno risposto, ma pochi sono rimasti costanti».
«Il problema - lamenta Muscatiello - è anche che ci vengono concessi dei tempi veramente ristretti per la realizzazione dei carri, e questo è estenuante. Il nostro mondo è diverso da quello dei gruppi mascherati, dove ognuno si realizza il proprio abito. Qui siamo poche persone per una mole di lavoro importante. E poi, è anche il modo di lavorare che è cambiato: prima i materiali li recuperavamo dai negozi di prossimità, adesso vanno ordinati. Io, ad esempio, vado a prendere l'argilla a Venosa, perché nessuno vende l'argilla. La carta di imballaggio a Cerignola, il ferro a Foggia, il legno a Bari. Nessuno di quelli che organizza il Carnevale conosce questi aspetti, perché non mettono le mani in pasta».
«Le bacchette magiche le hanno finite al supermercato. E questa sarà una storia in via d'estinzione, perché non c'è nessuno a cui passare il testimone, né siamo messi nelle condizioni di farlo».