l'iniziativa

«Ecco come aiuto le donne vittime di violenza»: a Bari l'arte terapia di Elisabeth Borracci

Stasera a Spazio 13 un evento gratuito in cui, dopo la proiezione del film «Il popolo delle donne», sperimenterà con il pubblico questa pratica

BARI - In Italia, la figura dell'arteterapeuta non è ancora riconosciuta. Non esiste un albo, non è ancora considerata propriamente una professione, ma da tempo, in particolare al Nord, è diventato un tassello nei percorsi di rinascita di chi, per i motivi più diversi, ha sofferto e ha bisogno di essere preso per mano. Anche a Bari, ora, c'è chi sta portando questo lavoro a servizio dei più fragili, in particolare per minori e vittime di violenza di genere. Lei è Elisabeth Borracci, e questa sera, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, sarà nel Community Hub del Comune di Bari "spazio13", proprio per dare un assaggio di questo mestiere ancora non molto compreso a queste latitudini. 

Lei, Elisabeth, la violenza l'ha vissuta sulla propria pelle. Quella psicologica, quella «invisibile», che è ancora oggi difficile da dimostrare ai giudici. La sua esperienza da arteterapeuta è iniziata nel 2019. Nel suo bagaglio di vita tanti viaggi e tanti anni vissuti a Milano, prima di tornare a casa a Bari. Il suo primo lavoro è stato proprio in un comunità di donne vittime di violenza: «Qualcosa in me a un certo punto ha fatto eco - racconta -, il mio desiderio di battermi per questo tema è molto forte»

«Per molti l'arte terapia è una parola vuota - spiega -. Per me, è un ponte che connette il nostro mondo interiore con la realtà esterna. La differenza con la psicoterapia è che alla parola ci si associa l'espressione libera, visiva, totale, di se stessi. Offro diverso materiale - creta, pittura, collage, pastelli, pennelli - e lascio la libertà di scegliere come meglio esprimersi. Mentre si crea c'è un momento catartico, è come una meditazione. E in più, attraverso la simbologia, guido alla comprensione di ciò che è nascosto». 

«Quello che accomuna tutte le donne con cui lavoro è il bisogno di colmare un vuoto. La paura di essere abbandonate. Le donne che "cadono" in questo vortice, come è successo a me, non hanno ben accolto i loro bisogni. La dipendenza affettiva è un problema, di cui però ci si può prendere cura».

Borracci, che nasce come mediatrice interculturale, lavora come arteterapeuta anche in uno sportello di Save the children al quartiere San Paolo, dove si occupa in particolare di lutto prenatale, in collaborazione con una psicologa. 

Stasera alle ore 18.00, nel Nodo di Galattica di Bari, nell'appuntamento da lei organizzato sarà proiettato il film «Il popolo delle donne»: «Ho guardato questo film la prima volta a Milano, è una sorta di lectio magistralis di una psicoanalista sul tema del femminicidio. Ho trovato molta assonanza con la mia storia, così ho deciso di portarlo in Puglia. A gennaio lo faremo vedere anche alle scuole. Alla fine della proiezione, farò fare ai presenti un piccolo esercizio di arte terapia». L'evento è gratuito: con lei sarà presente anche la psicologa Caterina Petronella. 

Nella gallery, alcune delle opere realizzate dalle donne vittime di violenza con cui Elisabeth Borracci ha lavorato.

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