«La resistenza è un bel futuro»
25 Aprile, Fico al Kursaal di Bari : «La resistenza è resistenza. Disgustato da guerra in Ucraina»
Le parole a margine dell’evento organizzato nel teatro Kursaal Santalucia di Bari in occasione del 77esimo anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo
BARI - «La pace non significa resa, la pace va raggiunta ma non significa arrendersi, quindi oggi ancora di più il popolo ucraino si deve determinare e va rispettato il suo diritto di popolo, di istituzione, il diritto alla difesa, che è un diritto sacrosanto e il Parlamento italiano è vicino al popolo ucraino, alle istituzioni ucraine e a questo diritto». Lo ha detto il presidente della Camera, Roberto Fico, a margine dell’evento organizzato nel teatro Kursaal Santalucia di Bari in occasione del 77esimo anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo «La resistenza è un bel futuro». «In questo momento, con tutte le cose che stiamo vedendo e scoprendo, sono disgustato, più che ottimista». «La resistenza è resistenza, questo è un caso di violazione di ogni diritto, del diritto internazionale, l’entrata di un altro Paese in una nazione sovrana e democratica, quindi è chiaro che il combattimento in questo caso è resistenza», ha sottolineato.
«Questo 25 aprile ha un significato molto particolare e molto importante. Intanto dobbiamo sempre ricordare che la nostra Costituzione e la nostra Repubblica derivano dalla lotta al nazifascismo e la resistenza ha contribuito in modo determinante e significativo alla liberazione del nostro Paese. Quindi tutto ciò che noi oggi siamo lo dobbiamo proprio alla lotta di quel periodo». Lo ha detto il presidente della Camera, Roberto Fico, a margine dell’evento organizzato nel teatro Kursaal Santalucia.
«L'Anpi è un grandissimo patrimonio del nostro Paese, pieno di circoli e di dibattiti, quindi ribadisco la posizione che credo sia giusta: non si può mai, neanche per un solo momento, mettere sullo stesso piano, ma questo vale in generale non per l’Anpi, i diritti di chi è stato aggredito e di chi ha aggredito», ha aggiunto Fico rispondendo alla domanda sulla posizione dell’Anpi sulla resistenza ucraina. «A volte io credo che sia anche un pò fuorviante chiamare questa guerra 'guerrà, perché in effetti la guerra è fatta tra due parti, invece qui c'è un’aggressione in piena regola».
«Di fronte alle manifestazioni di intolleranza, odio, violenza, sopraffazione, le istituzioni devono reagire, dare l’esempio e favorire iniziative per promuovere quei valori fondamentali che sono alla base della convivenza civile». Lo ha detto il presidente della Camera, Roberto Fico, aprendo sul palco del teatro Kursaal Santalucia di Bari l’evento organizzato in occasione del 77esimo anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo 'La resistenza è un bel futuro'.
«La dialettica democratica, i diritti fondamentali, il rispetto, la solidarietà, la tolleranza - ha proseguito Fico - vanno coltivati ogni giorno, tutelati con consapevolezza. L'avvicinarsi del 25 aprile amplifica questa riflessione».
Secondo il presidente della Camera, «la memoria della Resistenza deve essere pertanto impegno non solo delle Istituzioni ma anche di tutti i cittadini. Un patrimonio comune che appartiene alla memoria collettiva europea. Ciascuno di noi deve essere sempre in prima linea nella difesa dei valori democratici respingendo ogni possibile nuova forma di estremismo, di odio, violenza e prevaricazione, di qualsiasi matrice. In questo senso, solo in questo senso - ha concluso - la resistenza è e sempre sarà 'un bel futuro'».
L'intervento di Decaro
«Al popolo ucraino va, oggi, il nostro pensiero di resistenza: a chi fugge per non veder morire sotto le bombe i propri figli, a chi resta per aiutare i propri concittadini negli ospedali, nelle scuole, nei rifugi di fortuna. Perché non esiste una resistenza giusta o sbagliata davanti alla ferocia della guerra. Esiste solo la resistenza di un popolo che vuole tornare ad essere libero di decidere del proprio futuro». Lo ha detto il sindaco di Bari e presidente dell’Anci, Antonio Decaro, all’evento organizzato nel teatro Kursaal Santalucia in occasione del 77esimo anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo «La resistenza è un bel futuro», alla presenza del presidente della Camera, Roberto Fico.
«Il 25 aprile, giornata alla quale oggi ci stiamo preparando - ha aggiunto - è per tutti noi la data che segna il discrimine tra gli orrori della guerra, della barbarie nazifascista e quello che c'è stato dopo: una storia di democrazia, di diritti civili e di libertà. Mai come oggi, mentre in Ucraina da due mesi continua a consumarsi una guerra atroce, questa ricorrenza deve vederci uniti nell’impegno in nome della pace al fianco della popolazione civile, affinché - ha concluso Decaro - tacciano le bombe e parli finalmente la diplomazia».
Il messaggio di Liliana Segre
«Il 25 aprile ci ricorda che resistere è necessario, è un dovere, ieri come oggi. Ovunque la giustizia e la dignità vengano attaccate, umiliane, distrutte, ora e sempre resistenza. Questo devo essere lo slogan, il grido che sempre deve accompagnare il nostro atteggiamento verso la guerra». Sono le parole della senatrice a vita Liliana Segre in un messaggio inviato a Bari in occasione dell’evento organizzato per il 77esimo anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo «La resistenza è un bel futuro», letto sul palco del teatro Kursaal Santalucia da una liceale barese.
«La nostra festa, quella del 25 aprile, la festa di tutti i democratici, degli antifascisti, la festa della nostra Repubblica - è il messaggio di Liliana Segre - , ricorda il giorno in cui cominciammo a liberarci con le nostre forze e con il nostro sangue, il giorno in cui i partigiani, insieme agli alleati della coalizione antifascista dettero l’ultimo colpo alla guerra dell’invasore nazifascista. Ma è una festa che oggi, come sempre, parla anche al nostro presente, ad un presente di guerra che ci si impone prepotentemente, dove una potenza aggredisce e sanguinosamente distrugge un Paese sovrano nel cuore dell’Europa, ma un presente segnato ancora anche dalla pandemia, con i suoi costi umani e sociali».
Anpi, Pagliarulo: «Su Ucraina demonizzata nostra posizione»
«Tutto è nato dall’invasione russa, moralmente e giuridicamente da condannare e condannata, senza se e senza ma, a cui hanno fatto e stanno facendo seguito uno scempio di umanità e di vita del popolo ucraino e una legittima resistenza armata. Oggi il punto è: come arrivare a una pace vera». Lo ha detto il presidente nazionale Anpi, Gianfranco Pagliarulo, intervenendo sul palco del teatro Kursaal Santalucia di Bari all’evento organizzato in occasione del 77esimo anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo «La resistenza è un bel futuro». «Pur nelle opinioni diverse, è necessario e urgente operare insieme, unitariamente, affinché si apra la possibilità di un negoziato, si riaccenda la scintilla della speranza, si esca dal vicolo cieco in cui sembra piombata l'Ucraina e l’intera Europa, a partire dalla immediata cessazione dei bombardamenti e dal ritiro delle truppe di occupazione». «L'utopia non è ciò che non si potrà realizzare, ma ciò che non è stato ancora realizzato. Si può fare, se si è uniti nella diversità, se prevale la politica, se suonano più alte le parole della vita sulle parole della morte». «Nessun bel futuro è realisticamente possibile con la guerra e nella guerra che si può espandere, parlo dell’Italia e dell’Europa - ha concluso Pagliarulo, citando il titolo dell’evento barese dedicato al 25 aprile, 'La resistenza è un bel futuro' - . E oggi neanche il presente che è negato ad un popolo sotto attacco, parlo naturalmente dell’Ucraina».
«Sono sorpreso ma soprattutto amareggiato, perché quello che è in discussione non è la legittimità di un confronto fra idee diverse nel reciproco rispetto, ma la demonizzazione di una posizione che non è soltanto quella dell’Anpi ma di un fronte molto vasto che comprende tanta parte del mondo cattolico e laico e, per quanto ne sappiamo, corrisponde al punto di vista di una larga, forse larghissima parte di italiani». Lo ha detto il presidente nazionale Anpi Gianfranco Pagliarulo, rispondendo alla domanda dei cronisti se sia sorpreso dalle polemiche degli ultimi giorni sulla posizione dell’Anpi contraria all’invio di armi in Ucraina.
«Torniamo a un dibattito civile, cosa che non sempre è avvenuta - ha aggiunto Pagliarulo - . In questi terribili giorni di guerra, torniamoci subito perché una demonizzazione e una militarizzazione del dibattito pubblico come quella che sta avvenendo può avere conseguenze nefaste nel futuro e questo sarebbe davvero un problema».
«Mi pare che sia necessario un 25 aprile che abbia come parola d’ordine la parola 'pace'. Perché prima termina questa carneficina, meglio è per gli ucraini, per l'Europa e per il mondo». «È un 25 aprile bellissimo e drammatico - ha detto Pagliarulo - . E’ bellissimo perché finalmente dopo gli anni pesanti della pandemia riusciamo a celebrarlo come si deve. Drammatico perché capita in questo momento così pesante per gli ucraini, per l’Europa e per il mondo intero. E’ necessario e inevitabile che in questa circostanza, noi pensiamo alla povera gente che sta in Ucraina, alle devastazioni, ai bombardamenti, ai morti, alla negazione di futuro che viene avanzata nei confronti di quel popolo».
«Per la prima volta dai tempi della guerra fredda, si parla delle atomiche, sia pur sommessamente, come possibilità. Mentre a quei tempi era una sorta di tabù, universalmente riconosciuto, perché ciascuno aveva paura di una uguale deterrenza dell’altro, adesso stiamo passando da un equilibrio del terrore al rischio di un terrore senza equilibrio. Noi dobbiamo sventare questo pericolo di una espansione della guerra e quindi stare attenti a far sì che ogni azione di contrasto, giusta, nei confronti degli invasori, non sia tale da aumentare le possibilità di una ulteriore escalation». Lo ha detto il presidente nazionale Anpi Gianfranco Pagliarulo, a margine dell’evento organizzato a Bari sul 25 aprile. «Per questo - ha spiegato Pagliarulo - ci era sembrato che l’invio di armi rappresentasse un pericolo perché l’Italia poteva apparire come co-belligerante. Ora mi pare che questo pericolo sia superato in peggio, nel senso che gli Stati Uniti e altri paesi, anche l’Italia, stanno incrementando l’invio di armi pesanti e pesantissime. Penso che a maggior ragione in questa situazione da vicolo cieco, occorra aprire uno spazio di trattativa».
Oggi - ha detto ancora Pagliarulo - abbiamo un grande Paese che ha invaso un altro Paese. E' evidente che ci sia una totale responsabilità da parte della Russia di Putin». «Nessuno nega - ha aggiunto - che sia necessaria e oserei dire doverosa una resistenza armata nei confronti dell’invasore e dell’oppressore. Da questo, ai provvedimenti da assumere c'è una gradazione di possibilità che va sempre analizzata in relazione allo scontro e al contesto. Oggi il contesto comporta il rischio, anzi una realtà, di una escalation della guerra sia interna, la fase 2 dell’invasione, sia esterna, i toni sempre più parossistici del dibattito e delle polemiche tra i potenti del mondo».