Roma, Sud

Macchine marchiate, il caso «Free Park»

Liborio Conca

Armata di bomboletta spray questa «creatura invisibile» colpisce le auto posteggiate dove non dovrebbero essere

Uno spettro - o forse più d’uno - s’aggira per le strade del Quadraro e di Porta Furba, quartieri popolari della prima, sterminata periferia romana. Dei fantasmi a volte capita di conoscere il nome prima ancora di vederli e questo è il caso di Free Park, così come si è autobattezzata la misteriosa entità metà spettro, per l’appunto, e metà supereroe o castigamatti che dir si voglia. Senza mantello ma armata di bomboletta spray color bianco o nero, questa creatura per il momento invisibile galleggia di strada in strada per marchiare con una scritta decisamente vistosa le automobili posteggiate laddove non dovrebbero essere, o parcheggiate in malo modo. E poco importa se come è stato giustamente fatto notare la formula «Free Park» è errata in inglese, essendo «Park» la parola per “parco” non per «parcheggio».

Al momento i casi censiti diciamo ufficialmente sono quattro: tre automobili con la dicitura «Free Park» ben visibile sulla fiancata, mentre l’ultima presenta la dicitura «Contromano», bella distesa sugli sportelli laterali. Tre segni bianchi lasciati accanto alla scritta più grande, invece, a mo’ di graffio, sembrano essere invece la firma del giustiziere metropolitano, sulla scorta della «Z» di Zorro o del cerchio crociato del serial killer Zodiac, a seconda della preferenza. Esiste una teoria secondo cui l’eroe non sia un singolo ma un gruppetto, o un’altra per cui siamo di fronte a casi di emulazione seguiti al primo, al quale subito è stato dato gran risalto sulla cronaca locale.
Ora, di cosiddette soste selvagge - così come vuole la dicitura giornalistica - sono piene tutte le città d’Italia, e forse non solo. Per restare alla sola Puglia, ecco alcuni titoli di giornale degli ultimi mesi: «Gallipoli, la sosta è selvaggia: in spiaggia all’alba per trovare parcheggio»; «Bari, auto della Regione in sosta selvaggia»; «Bari, sosta selvaggia davanti all’aeroporto: traffico in tilt, auto e bus bloccati».
Noterete l’insistenza parossistica sulla formula «sosta selvaggia», uno di quei codici che usano i giornali per dire subito dove vogliono andare a parare. Il problema, però, esiste e resiste da anni; di recente con variazioni sul tema («Bari, la sosta del monopattino è “selvaggia”: contromano, sul marciapiedi, parcheggiati a caso»). Così come va detto che gli atti di resistenza da parte dei pedoni non sono neanche una primissima novità, magari per mezzo di segnali di disprezzo come possono essere i tergicristalli sollevati all’insù o con un più educato biglietto lasciato sul parabrezza (anche se il tasso di educazione/risentimento può variare a seconda del contenuto del suddetto biglietto).
L’escalation portata da Free Park, però, non poteva passare inosservata, tanto che la città si è subito divisa tra chi applaude se non addirittura magnifica le gesta dell’eroe senza macchia - ma che le automobili sì, eccome se le macchia - e chi non vede l’ora di scoprirne l’identità; a quanto sembra, tuttavia, non per stringergli la mano, se è vero che la dichiarazione con il miglior tasso di pollici all’insù che circola sui gruppi Facebook di quartiere è «Se te becco che me scrivi su la machina, me faccio trent’anni de galera», oltre a numerose formule verbali che non staremo qui a ripetere. E insomma la speranza di quanti tengono all’incolumità dell’antieroe del Quadraro è che la velocità delle sue gambe non sia inferiore rispetto a quella delle utilitarie che va marchiando.

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