Fritto Misto

Da «bau bau» ai testi di Sanremo, a breve comunicheremo a gesti

Francesco Donato

Una nuova tecnica di arte retorica per vincere il dibattito. Le tecniche in retorica sono tante e provengono ai giorni nostri dall’antica Roma e Grecia: dal corax alla captatio benevolentiae, l’ars oratoria ha tanti stratagemmi utili

Bau, baubau a tutti. Avrete sicuramente riconosciuto il nuovo modo di interloquire che spopola da pochi giorni sul web e in tv, perché web e TV sono posti meravigliosi. E mentre pensi che Augusta Montaruli, deputata dell’attuale governo e conoscitrice impeccabile dei dettami che il suo ruolo istituzionale le impone, stia argomentando e impedisca di argomentare con ripetuti “bau” a Marco Furfaro in diretta a Tagadà su La7, lo spettatore semplice come me e voi la guarda affascinato, ignaro di essere dinanzi ad una sua invenzione: una nuova tecnica di arte retorica per vincere il dibattito. Le tecniche in retorica sono tante e provengono ai giorni nostri dall’antica Roma e Grecia: dal corax alla captatio benevolentiae, l’ars oratoria ha tanti stratagemmi utili per vincere un dibattito.

Quando ho visto in tv la deputata Montaruli sono rimasto affascinato da una incredibile nuova tecnica, per scoprire poi che è una prassi ben consolidata quella di prendere in prestito dagli animali i loro versi: in un dibattito con l’economista Michele Boldrin aveva optato per il “miao” al posto del “bau”, basta fare un giro del web per trovarsi dinanzi a questo preziosismo del dibattito, doppio passo calcistico delle figure retoriche, apoteosi nell’utilizzo del linguaggio. Riuscire a far passare in secondo piano una condanna in peculato impostando un dibattito con dei “bau” e “miao” è effettivamente da maestri di retorica e ars oratoria. Non lontani dai “bau” e “miao” sono i testi di Sanremo di quest’anno secondo l’accademia della Crusca. Il linguista e prof. Lorenzo Coveri li ha analizzati dal primo al ventinovesimo reputandone solo tre di buon livello e cestinando il resto. Da Aldo Moro ad Augusta Montaruli, da Lucio Dalla a Fedez, i politici e i cantanti fino ad oggi hanno fatto parte di quella Italia che ha cambiato la società civile, riscritto i testi dei nostri sogni, lasciato un segno con frasi che hanno fatto la storia della Nazione. Oggi si esprimono a “bau”, “miao” e con testi da “Io speriamo che me la cavo”: a questo punto della nostra Italia io immagino un futuro, in una visione artistica e ciclica della vita, dove potremo finalmente tornare ai nostri primordi, a urlare come scimmie.

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