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Impianto di pescicoltura inquinava acqua e suolo: 5 indagati a Taranto

 
Redazione online

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Scaricava in mare e nel terreno i reflui della lavorazione industriale, provocando l’alterazione dell’ecosistema marino e la conseguente intossicazione del prodotto ittico stesso

Martedì 14 Maggio 2024, 10:14

TARANTO - Cinque persone sono indagate a Taranto per aver immesso sia in mare sia direttamente nel suolo le acque di scarico di un importante impianto di pescicoltura: lo avrebbero fatto per risparmiare circa 360mila euro, ma avrebbero inquinato un’intera area sottoposta a vincoli paesaggistici, ambientali, idrogeologici e demaniali e caratterizzata dalla presenza di numerosi impianti di allevamento di mitili e vongole. Per compiere lo sversamento e sfuggire ai controlli - secondo le indagini della Guardia Costiera - avrebbero usato un bypass che permetteva la deviazione e lo sversamento delle acque di scarico prima in mare e poi direttamente nel suolo. I cinque indagati hanno ricevuto avvisi di garanzia per inquinamento ambientale, adulterazione e contraffazione di sostanze alimentari, gestione illecita dei rifiuti, impedimento del controllo e mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice.

Secondo l’accusa, scaricando in mare e nel suolo i reflui della lavorazione industriale dello stabilimento avrebbero provocato l’alterazione dell’ecosistema marino e la conseguente intossicazione del prodotto ittico allevato nello specchio d’acqua antistante. L’impianto era già stato sequestrato nel 2019 per occupazione demaniale abusiva, con concessione della facoltà d’uso da parte del Tribunale, a condizione che il processo di smaltimento delle acque reflue avvenisse solo con autocisterne. Tuttavia, durante le indagini sarebbe emerso che il proprietario dello stabilimento e i suoi dipendenti avrebbero eluso i controlli installando, durante le ore notturne, una tubatura bypass che permetteva la deviazione e lo sversamento delle acque di scarico prima in mare e poi nel suolo.

«Allarmante» - secondo la Guardia Costiera - sarebbe stata l'immissione incontrollata in mare e nel suolo di batteri quali escherichia-coli, scarti di mangime e feci animali nonché sostanze chimiche come ipocloriti che hanno generato alterazioni all’ecosistema marino e all’ambiente. 

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