La curiosità

Da Mandela a Machado, i nobel per la pace ai dissidenti

This browser does not support the video element.

Il riconoscimento alla venezuelana Maria Corina Machado allunga la lista

Il premio Nobel per la Pace all’attivista venezuelana Maria Corina Machado allunga la lista di dissidenti e attivisti che, con sempre più frequenza nel XXI secolo, hanno ricevuto il riconoscimento da Oslo.
Il primo dissidente a ricevere nel 1935 il Nobel per la pace fu il giornalista pacifista Carl Von Ossietzky, recluso dal 1933 dalla Gestapo. La cosa infuriò al punto Hitler che proibì a tutti i tedeschi di ricevere il premio in futuro. Nel 1960 lo vinse il sudafricano anti-apartheid Albert John Lutuli. Tre anni dopo fu Martin Luther King Jr a ricevere la chiamata da Oslo. Ne passarono 11 di anni e la divisione tra Est e Ovest entrò nella stanze norvegesi: nel 1975 il premio andò a Andrej Sacharov, padre della bomba all’idrogeno sovietica premiato per l’impegno a favore dei diritti umani e per questo punito da Mosca. Nel 1983 il premio toccò a Lech Walesa, sindacalista e attivista polacco. L’anno successivo, il 1984, fu il turno di Desmond Mpilo Tutu, arcivescovo sudafricano, grande oppositore dell’apartheid. Nel 1989 vinse Tenzin Gyatso, 14mo Dalai Lama a capo dell’opposizione non violenta all’occupazione cinese del Tibet.
La leader democratica birmana Aung San Suu Kyi, per oltre 15 anni agli arresti domiciliari, fu premiata nel 1991. L’anno dopo fu il turno della paladina dei diritti delle popolazioni indigene Rigoberta Menchú, mentre nel 1993 il riconoscimento andò a Nelson Mandela (e al presidente sudafricano Frederik de Klerk) per il contributo alla fine dell’apartheid.
Nel XXI secolo la presenza dei dissidenti tra i ranghi dei laureati si è intensificata. Nel 2003 il Nobel per la Pace andò all’iraniana Shirin Ebadi. Nel 2004 Wangari Muta Maathai, ambientalista keniota, è stata la prima donna africana a riceverlo. Nel 2010 Liu Xiaobo, critico e scrittore cinese, è stato premiato per l’impegno decennale nella difesa dei diritti umani nel suo Paese. L’anno dopo a Oslo è stato il momento della giornalista yemenita Tawakkul Karma e delle liberiane Ellen Johnson Sirleaf e Leymah Gbowee.
Nel 2014 il premio per la pace è stato stato assegnato alla sua più giovane vincitrice di sempre, la paladina pachistana del diritto all’istruzione Malala Yousafzai, sopravvissuta ad un attentato dei talebani e premiata con Kailash Satyarthi. L'irachena Nadia Murad Basee ha ricevuto la pergamena nel 2018 con il medico congolese Denis Mukwege impegnati contro le violenze sessuali nei conflitti. Per la loro battaglia per la libertà d’'spressione nel 2021 Oslo ha scelto la filippina Maria Ressa e il russo Dmitry Muratov. Nel 2022 il riconoscimento è andato al bielorusso Ales Bialiatski e due organizzazioni che si battono per i diritti umani. Infine, nel 2023 ad essere premiata la paladina iraniana dei diritti umani Narges Mohammadi.

Privacy Policy Cookie Policy