la cerimonia

Il Salento saluta il colonnello Giulio Leo: «Non cambio bandiera, resto un finanziere»

fabiana pacella

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Lascia dopo quattro anni il comando del nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Lecce con un bagaglio di successi inanellati uno dopo l’altro

C’è un uomo dietro e dentro ogni divisa. Talvolta lo si dimentica. Vuoi per la fretta dei tempi che viviamo, vuoi per timore reverenziale vuoi anche per il peso che quella divisa si porta appresso, come indicano i gradi in alto.

Il colonnello Giulio Leo lascia dopo quattro anni il comando del nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Lecce con un bagaglio di successi inanellati uno dopo l’altro, che hanno scompaginato equilibri e assicurato alla giustizia volti noti e meno noti. Numerose le indagini che a più livelli hanno riguardato la parte infiltrata del sistema economico-finanziario di Lecce e provincia, le mire a più livelli della criminalità organizzata salentina e le sue collaborazioni con mafie estere e/o di altre regioni d’Italia, le insidie e l’avanzata silente ma pericolosa di bitcoin e criptovalute, il traffico di droga e di vite umane, l’evasione e la frode fiscale di alto livello con finte assunzioni e finte società nate e morte in tempi record. E ancora, le derive peggiori di quella parte della pubblica amministrazione che presta il fianco a opacità e illegalità.

“Fuori gioco”, il nome dell’operazione che ha svelato gli interessi della Scu fino al Sud Salento, e che ha portato a Leo e alla Gdf leccese, un importante riconoscimento da parte di Libera contro le Mafie e Legambiente, solo per citare uno degli ultimi galloni.
Le divise e le persone, si diceva.

“Anni piacevolissimi per le attività svolte. Con consapevolezza e grande responsabilità, ho comandato il Nucleo, certo che se certe attività di indagine, pur complesse, non si fanno come si deve, non perde la Guardia di Finanza, probabilmente perde la Repubblica. Questo è stato il mio approccio fino ad ora. Il punto di forza non sono le strumentazioni né le tecnologie bensì il bellissimo rapporto con le autorità e i colleghi e i cittadini”, le parole di Leo qualche giorno fa, alla presenza delle massime autorità militari, civili, religiose nel chiostro dell’ex convento di San Francesco, da poco più di un anno sede del Nucleo intitolata al finanziere Medaglia di Bronzo al Valor Militare alla Memoria, Alfredo Tramacere. A lui il colonnello ha rivolto un pensiero commosso, ricongiungendo quelle due anime, il militare e la persona, che spesso dividono l’opinione pubblica.

Perché dietro la voce imponente, i gradi sulla spalla, le diffidenze doverose per chi opera in quel contesto e a quei livelli, c’è un figlio, un padre, un marito. C’è che si produce sicurezza per la comunità, ma c’è anche una stanza dell’anima, in cui confluiscono gli affetti e l’universo privato di un uomo.

A quell’uomo, che ora dirige la Direzione Investigativa Antimafia di Bari - “ma non cambio bandiera, resto un finanziere eh”, ha detto, ndr -, è stato rivolto l’abbraccio corale in quel chiostro. Sciolto dall’intervento iniziale del comandante provinciale della Gdf di Lecce, Stefano Ciotti: “Una delle cartine di tornasole di quanto il colonnello Leo abbia fatto bene sta sulle spalline dell’ufficiale. È arrivato a Lecce dovendo percorrere l’ultimo giro della maratona, l’ha fatto da ottocentometrista non da maratoneta, dando tutto se stesso per portare a casa l’agognata promozione e la meritata stelletta”, le parole di Ciotti.

Il colonnello Giulio Leo non abbandona le sue indagini, dalla DIA infatti continuerà a seguire e a livello più ampio, quanti minano la tenuta stabile della società civile con sistemi di corrutela e malaffare che se non fanno rumore poiché meno deflagranti rispetto alle modalità di un tempo, si confermano – come le ultime semestrali della DIA hanno vergato nero su bianco – invasivi e pervasivi.

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