L'approfondimento
GAZZETTA TV Ecco i pomodori di Pietra di Scarto, così da 30 anni a Cerignola si compie la rivoluzione gentile della dignità
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Fondata da Pietro Fragasso, la cooperativa sociale è diventata un presidio di speranza nel cuore della Puglia: lavora con detenuti, rifugiati e persone fragili, coltivando non solo campi, ma diritti, autonomia e memoria. Il tutto su un bene confiscato alla mafia
C’è un posto a Cerignola, in provincia di Foggia, dove la terra racconta una storia diversa. Dove i campi confiscati alla mafia non sono solo un simbolo, ma una seconda possibilità per chi la vita l’ha vista dal lato sbagliato. Dove il lavoro è strumento di redenzione, e la legalità non è uno slogan, ma una scelta quotidiana. È qui che nasce Pietra di Scarto, una cooperativa sociale fondata oltre trent’anni fa da Pietro Fragasso, oggi diventata un modello di economia etica, inclusiva e concreta.
Cerignola non è un luogo qualsiasi: è la città di Giuseppe Di Vittorio, padre del sindacalismo italiano, ma anche uno dei territori più complessi del Mezzogiorno, dove la povertà, lo sfruttamento del lavoro e la criminalità organizzata spesso si intrecciano. In questo contesto difficile, Pietra di Scarto ha piantato i suoi semi nel 1996, con un’idea semplice quanto radicale: restituire dignità attraverso il lavoro e farlo nel rispetto della legalità.
La cooperativa sociale, fondata da Pietro Fragasso, trasforma terreni confiscati in laboratori inclusivi, promuove agricoltura sostenibile, consumo critico e antiracket, coinvolgendo detenuti, tossicodipendenti, rifugiati e persone vulnerabili.
Sono loro che lavorano il pomodoro, lo trasformano, imbottigliano i pelati e preparano la passata. La cooperativa da 30 anni opera su uno dei beni confiscati alla mafia e riutilizzati a fini sociali, che da qualche giorno hanno dato il via alla campagna dell’oro rosso. Le telecamere di Gazzetta Tv sono andate a esplorare questo mondo fatto di fatica, impegno e voglia di cambiamento.
Al momento sono una decina i lavoratori impiegati con regolare contratto. Cinque di loro sono in esecuzione penale interna ed esterna ed in affido lavorativo. Poi c'è Yuliia, donna ucraina di 38 anni arrivata nel comune del Foggiano tre anni fa, fuggita con il figlioletto dalla guerra. C'è anche una donna uscita da un percorso di violenza domestica ed un’altra che arriva dal Senegal. Oltre a due persone che lavorano allo scarico e carico del prodotto e al lavaggio delle macchine.
«Una squadra ben collaudata, con regolare contratto di lavoro, che opera dalle 6.30 del mattino fino alle 14.30 - sottolinea il presidente di Pietra di Scarto, Pietro Fragasso. Dal 2021 abbiamo dato il via alla campagna del pomodoro biologico, che produciamo sui nostri campi oltre quello che ci giunge da produttori esterni e che trasformiamo. Il nostro prodotto, che viene raccolto alla pianta senza utilizzo di macchinari, non prevede addizionamenti e la qualità è davvero alta. Quest’anno, a differenza del passato, abbiamo migliorato l’aspetto laboratoriale, con l’installazione di un impianto fotovoltaico, il potenziamento della rete di produttori bio che hanno deciso di trasformare il prodotto nel nostro laboratorio. E’ un’economia fatta di contratti, di lavoro, di cooperazione, di condivisione della sorte socio relazionale».
Obiettivo della campagna è la produzione di 100mila bottiglie, soprattutto di passata che finiscono sugli scaffali delle botteghe solidali e di realtà di commercio equo garantito in tutta Italia. «Siamo impegnati nella promozione della giustizia sociale ed economica attraverso la diffusione di una cultura dell’antimafia, la pratica di un’agricoltura sostenibile, l’educazione alla legalità e al consumo critico. Il nostro obiettivo è quello di dare opportunità di inserimento lavorativo a persone che provengono da situazioni di fragilità e a rischio di esclusione sociale».
Tra le tante storie che attraversano le giornate alla Pietra di Scarto, c'è quella di Giuseppe Mennuni. Anni fa ha commesso degli errori, poi ha incontrato la cooperativa. Oggi non solo è un lavoratore stabile, ma anche un simbolo vivente di ciò che il riscatto può significare. «Mi hanno dato fiducia quando nessuno ci credeva più. Io stesso avevo smesso di crederci», racconta.
Giuseppe non si limita a lavorare nei campi: si occupa anche della formazione dei nuovi arrivati, trasmettendo quella cultura della legalità e del rispetto che lui stesso ha imparato sulla sua pelle. È diventato, come tanti altri passati dalla cooperativa, testimone attivo in scuole, eventi pubblici, incontri con i giovani: «Se parlo io, forse mi ascoltano diversamente. Perché so cosa vuol dire sbagliare».
Nel cuore della Capitanata, dove troppo spesso la cronaca racconta di lavoro nero, agricoltura criminale e disperazione, Pietra di Scarto è un’anomalia necessaria. Non una favola a lieto fine, ma una costruzione quotidiana fatta di errori, coraggio, relazioni e fatica vera.
Dopo trent’anni di attività, la visione di Pietro Fragasso è ancora viva, ancora urgente: «Non ci interessa diventare grandi. Ci interessa restare giusti». E forse, in una terra come questa, è proprio questa la rivoluzione più profonda.