Il reportage
Viaggio a bordo dell'Amerigo Vespucci: un racconto sospeso tra storia e leggenda
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Qui Taranto, terzo giorno di sosta della nave più bella del mondo: a svelarci i suoi segreti e il suo unicum è il capitano di vascello Giuseppe Lai
TARANTO - Qui Taranto, terzo giorno di sosta per l’Amerigo Vespucci. La nave più bella del mondo è alla sua settima tappa del tour del Mediterraneo. I maestosi pennoni di legno si stagliano in cielo e sormontano il «Villaggio In Italia», sede di stand e punti di ritrovo per cittadini, curiosi e soprattutto turisti. La nave scuola della Marina Militare Italiana resterà a Taranto fino al 22 aprile. Ed è tutto un brulicare di vita: dai cadetti che si avvicendano passando rapidamente da poppa a prua, agli studenti di ogni età, incuriositi e saliti a bordo con noi per scoprire le meraviglie che solo il Vespucci nasconde e che solo il comandante dell’unità, il capitano di vascello Giuseppe Lai, può raccontare.
Quarantaseimila miglia percorse, 94 anni di età e non sentirli. L’Amerigo Vespucci non è solo una imbarcazione: è un pezzo d’Italia che naviga, un simbolo di bellezza, eleganza e tradizione. I suoi 121 metri di lunghezza, tre alberi maestosi, vele in tela olona cucite a mano, ottoni lucidati ogni giorno dai cadetti: ogni dettaglio di questa nave è un omaggio all’arte marinaresca del passato. Non ci sono automatismi a bordo, tutto funziona come un tempo: con la forza delle braccia, la disciplina e la cura. Sulla Vespucci si impara a navigare, ma prima ancora si impara il rispetto. Non a caso il motto inciso sul ponte di comando è ormai leggenda: «Non chi comincia ma quel che persevera». Una lezione che ogni giovane allievo ufficiale porta con sé una volta sbarcato, come ben racconta ai nostri microfoni il Comandante Interregionale Marittimo Sud, l'ammiraglio Vincenzo Montanaro.
E in quasi un secolo di storia, la Vespucci ha formato generazioni di marinai, solcando gli oceani come ambasciatrice della Marina e del tricolore. Ma il vero segreto della Vespucci è forse quello che non si vede: il silenzio delle notti in mare aperto, il suono del vento tra le vele, la voce antica del legno che scricchiola. È lì che vive lo spirito della nave, sospeso tra storia e leggenda.