la storia
Da bambina adottata a educatrice sanitaria nel Barese: «Io, nata da un parto in anonimato: ecco perché è una scelta importante»
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«All’inizio provavo molta rabbia. Ma a quella donna dico: grazie. L’amore, in tutte le sue forme, continua sempre il suo cammino». Il racconto di Laura Bruno durante l'incontro formativo all'ospedale San Paolo
Lei è nata il 2 gennaio 1998. Venti giorni più tardi, per la prima volta è stata presa tra le braccia di una donna che non era sua madre biologica, ma che ha assunto il ruolo di genitore con emozione, amore e anche un po’ di paura. Laura Bruno, di Adelfia, racconta la sua storia durante la Giornata di formazione rivolta agli operatori sanitari dal tema «Partorire in anonimato: una scelta possibile», la nuova campagna informativa realizzata a seguito dell’aggiornamento delle Linee guida aziendali della Asl. E lo fa tramite una lettera, letta ad alta voce di fronte agli operatori sanitari, per dare testimonianza di quanto sia importante informare e guidare le donne sulla possibilità del parto in anonimato, una scelta che garantisce tutela sanitaria e giuridica sia alla partoriente che al neonato.
Laura oggi è un’educatrice sanitaria in ambito psichiatrico e la sua storia, in qualche modo, ha ispirato il suo cammino di vita. Un cammino fatto anche di rabbia e di domande che non trovavano una risposta: «La rabbia di una bambina lasciata, di una ragazza che non capiva, di una donna che cercava un senso».
«Poi ho capito che oltre al vuoto, la mia storia aveva anche un inizio. Un inizio fatto di una nuova famiglia e di un amore indissolubile. Di braccia che non mi hanno fatto mancare mai nulla, nemmeno quando io non lo vedevo. Ho studiato, mi sono laureata e sono diventata educatrice, perché dentro di me c'è sempre stato il desiderio di aiutare gli altri come se volessi riscattare ciò che era stato fatto per me».
La nuova campagna informativa sul parto in anonimato, un diritto garantito dalla legge grazie al quale ogni donna che non vuole riconoscere il neonato ha la possibilità di partorire in ospedale in piena sicurezza, protezione e riservatezza, è stata realizzata da ASL Bari e Assessorato al Welfare del Comune di Bari a seguito dell’aggiornamento (dopo 10 anni) delle linee guida per la procedura. Come è risaputo, è stato un episodio di cronaca a fare da molla per la loro revisione: la tragedia, cioè, del neonato trovato morto lo scorso gennaio nella culla termica della chiesa di San Giovanni Battista, nel quartiere di Poggiofranco.
Un parto su 1000 in Italia avviene in forma anonima (una rilevazione non puntuale, considerando che l'ultimo dato è aggiornato al 2014 e viene calcolato su 100 punti nascita). Non ci sono dati per il territorio barese. Con le nuove linee guida, quella che viene messa in atto è una presa in carico completa della donna incinta: «Le donne possono rivolgersi ai consultori familiari o direttamente ai nostri punti nascita, vengono seguite in tutto il percorso che le accompagnerà al parto. A lei viene offerto supporto psicologico e colloqui con gli assistenti sociali che prendono contatti con il Tribunale dei Minorenni» spiega la dirigente psicologa Alessia Marconcini.
Il direttore generale della ASL, Luigi Fruscio, ha sottolineato la finalità dell’intervento istituzionale: «La campagna congiunta con il Comune è nata dall’esigenza di informare le donne sulla esistenza di un percorso di tutela nelle nostre strutture che protegge la salute della donna e quella del bambino, offrendo un’alternativa consapevole alle situazioni di abbandono o rischio, e un accompagnamento basato su competenze sanitarie, psicologiche, legali e sociali».
A seguire, l’assessora al Welfare del Comune di Bari, Elisabetta Vaccarella, ha rimarcato la rilevanza sociale dell’iniziativa:
«Ogni volta che una donna non trova ascolto, ogni volta che una gravidanza non è seguita, ogni volta che la paura, la vergogna o la pressione sociale prevalgono, la comunità intera si indebolisce. La maternità non per tutte è una scelta e non per tutte è un dono. Esiste sofferenza, esistono traumi, esistono solitudini, esistono condizioni estreme. Riconoscerle significa guardare la realtà con maturità, umanità e responsabilità istituzionale e prenderci davvero cura dei più deboli».
Contestualmente alla campagna informativa, la distribuzione dei materiali – comprensivi di riferimenti ai servizi e contatti dedicati – ha coinvolto tutti i punti nascita della ASL, i servizi di Pianificazione familiare, i Consultori familiari, gli studi dei medici di Medicina Generale e i Centri Servizi per le famiglie del Comune di Bari, al fine di facilitare l’identificazione precoce delle situazioni di vulnerabilità.
La direttrice sanitaria della ASL, Rosella Squicciarini, ha evidenziato l’avvio del programma formativo rivolto agli operatori sanitari: “Parallelamente è stata avviata oggi la formazione aziendale accreditata ECM sulle linee guida del parto in anonimato e che sarà replicata nel 2026 sul campo, in tutti i punti nascita della ASL, coinvolgendo ginecologi, ostetriche, anestesisti, psicologi, assistenti sociali e neonatologi”.