In Puglia e Basilicata
Riflessioni a margine
05 Marzo 2022
Redazione online
La russofobia sta dilagando: dopo il caso scoppiato all’Università Bicocca di Milano che avrebbe cancellato un ciclo di quattro lezioni, previsto per la prossima settimana, sullo scrittore russo Fëodor Dostoevskij, scatta la corsa a chi vuole abolire i riferimenti alla cultura russa dalla nostra quotidianità.
Il dissenso contro la guerra in Ucraina scatenata da Mosca passa così anche da gesti simbolici. Le iniziative per “oscurare” l’influenza russa sulla cultura occidentale hanno iniziato a moltiplicarsi negli ultimi giorni. Si va dal boicottaggio che alcuni Stati stanno portando avanti contro la circolazione di prodotti russi – vodka in primis – alla scelta dei barman americani di cambiare i nomi russi di popolari cocktail: in quest’ottica, negli Stati Uniti una schiera di barman ha deciso di chiamare Kiev Mule il Moscow Mule, per eliminare il riferimento alla capitale russa e inserire quello alla città ucraina. Il White Russian e il Black Russian, altri cocktail molto popolari nel mondo, diventano White Ukranian e Black Ukranian. La Caipiroska, a base di vodka russa (è proprio questo che la differenzia dalla Capirinha, dove invece l’acolico principe è la cachaça), diventa Caipi Island. E sui social dilaga l'ironia: «Aboliamo anche l'insalata russa».
Si è così tornati a parlare di “cancel culture”, una sorta di "damnatio memoriae" moderna con cui un personaggio o un oggetto, simboli di correnti culturali ben riconoscibili, vengono sostanzialmente eliminati – cancellati, appunto – da media e social media, o da particolari circoli intellettuali, sociali e professionali.
E voi cosa ne pensate? Siete d'accordo? Diteci la vostra rispondendo a questo sondaggio.
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