Trasparenza e parità retributiva: nuovi obblighi in arrivo per le aziende

(Adnkronos) - Nonostante il principio della parità retributiva sia sancito a livello comunitario fin dal 1957, in Europa persiste un gender pay gap in media pari al 12 per cento. Per ridurre la distanza tra gli stipendi di uomini e donne, l’UE ha approvato la direttiva 2023/970 che punta a una trasparenza sulle buste paga di lavoratrici e lavoratori e chiama in prima linea le aziende del settore pubblico e privato che operano nei diversi Stati membri.

Dagli annunci di lavoro ai report periodici, entro giugno 2026 le novità dovranno essere recepite nei diversi sistemi normativi.

Anche l’Italia dovrà adeguarsi con regole ad hoc e dovrà accompagnare le imprese verso i nuovi obblighi da rispettare.

Nel percorso verso la parità retributiva tracciato in UE il ruolo delle aziende è cruciale. L’invito a colmare il divario è rivolto a tutti i datori di lavoro, sia del settore privato che pubblico, e tutte le forme contrattuali con obblighi calibrati anche in base alla dimensione aziendale.

La trasparenza dovrà caratterizzare l’intero rapporto di lavoro, a partire dai primi contatti, e l’attenzione alla correzione di eventuali divari retributivi seguirà appuntamenti periodici.

Come già previsto dalla normativa italiana, gli annunci di lavoro dovranno essere neutri dal punto di vista del genere.

Fin dai primi scambi lavoratrici e lavoratori dovranno poter conoscere informazioni dettagliate sulla determinazione dello stipendio e sul contratto collettivo applicato e le procedure di assunzione dovrano essere condotte in modo non discriminatorio, “così da non compromettere il diritto alla parità di retribuzione per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore”.

Ma non solo: la direttiva UE 2023/970 prevede un impegno costante da parte dei datori di lavoro.

Ogni anno dovranno informare lavoratrici e lavoratori sulla possibilità di conoscere i livelli retributivi medi di chi svolge lo stesso lavoro o attività di pari valore così da individuare eventuali discriminazioni. E in caso di richiesta da parte del personale, la risposta dovrà arrivare in maniera tempestiva: al massimo entro due mesi.

Anche se nessun dipendente in azienda chiederà di accendere i riflettori sulle buste paga, le aziende saranno chiamate, in ogni caso, a scattare una fotografia periodica delle retribuzioni per monitorare eventuali gender pay gap nell’organizzazione.

Oltre a inviare il report all’organismo preposto, le aziende possono inoltre pubblicare i dati raccolti sul proprio sito web e su altri canali. Le informazioni devono arrivare a tutti i lavoratori e a tutte le lavoratrici e ai relativi rappresentanti.

In caso di divario retributivo superiore al 5 per cento non giustificabile sulla base di criteri oggettivi e neutri sotto il profilo del genere e non corretto entro 6 mesi,

bisognerà effettuare una valutazione congiunta delle retribuzioni in collaborazione con i rappresentanti dei lavoratori e delle lavoratrici.

Sulla spinta dell’UE, le aziende dovranno seguire un percorso costante verso la parità retributiva rispettando i nuovi obblighi che arrivano dalla direttiva 2023/970 e toccano sia i percorsi dei singoli dipendenti che l’organizzazione nel suo complesso.

Ogni Stato, raccomanda l’Europa, dovrà prevedere anche sanzioni efficaci, proporzionate e dissuasive per chi non rispetta le regole della trasparenza retributiva e un meccanismo di tutela per chi ritiene di aver subito un danno da una violazione di un diritto o di un obbligo connesso al principio della parità di retribuzione. Tutte regole che dovranno essere presto formalizzate anche nel sistema italiano

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