ambiente e territorio

Taranto, per la mega discarica di rifiuti pericolosi a Paolo VI in due finiscono ai domiciliari

francesco casula

Nella gravina «Torre Rossa» nel rione Paolo VI proprio alle spalle del centro commerciale, dopo gli interrogatori preventivi richiesti dalla procura ionica

Sono due i soggetti finiti agli arresti domiciliari al termine dell'inchiesta sulla «mega» discarica abusiva di rifiuti pericolosi nella gravina «Torre Rossa» nel rione Paolo VI proprio alle spalle del centro commerciale.

È stato il giudice per le indagini preliminari Francesco Maccagnano, dopo gli interrogatori preventivi, a firmare l'ordinanza eseguita dagli agenti della sezione di Polizia giudiziaria della capitaneria di Porto che hanno condotto l'inchiesta.

Nelle 48 pagine che compongono il documento ha, come detto, ordinato gli arresti domiciliari per il 35enne di Statte Raffaele Torno, il 33enne di Taranto Francesco Zoppo entrambi difesi dall'avvocato Roberto D'Andria spiegando che l'attività delittuosa di raccolta, scarico e bruciatura dei rifiuti è stata «professionale, duratura, pluriennale» e quindi il rischio che commettano ancora delitti analoghi è particolarmente concreto. Rigettate invece le misure cautelari richieste dalla procura nei confronti del 55enne tarantino Nicola Tranquillino, assistito dall'avvocato Gianluca Mongelli, e del 38enne Michele Corrado anch’egli di Taranto, difeso dall'avvocato Andrea Silvestre.

L'inchiesta è stata ribattezzata «Drago» per le fiamme generate dagli imputati che frequentemente incenerivano quintali di materiale proveniente da diverse parti della provincia e in particolare da alcuni cantieri edili in via lago di Pergusa e in via Concordia e anche da un capannone di San Giorgio Ionico: le attività investigative coordinate dal pubblico ministero Mariano Buccoliero ha portato nei giorni scorsi al sequestro di diversi mezzi. Sotto accusa sono finite complessivamente 11 persone, ma i quattro per i quali erano state richieste e le misure e che sono stati sottoposti a interrogatorio preventivo, devono difendersi dalle accuse di inquinamento ambientale, attività illecita di gestione dei rifiuti, di aver violato diverse norme del testo unico sull'ambiente e infine anche di aver ostacolato i controlli delle forze dell'ordine.

Sono bastati pochi mesi di indagini ai militari per fare luce su quanto avveniva nell'area: tra dicembre 2023 e febbraio 2024, infatti, gli investigatori hanno portato avanti l'inchiesta attraverso servizi di osservazione e pedinamento, acquisizioni documentali, intercettazioni ambientali e telefoniche e soprattutto registrazioni video dell’attività criminosa.

Negli atti dell'inchiesta, infatti, si legge che veniva fin da subito accertato l'accesso ripetuto di due veicoli, ma pian piano il controllo della zona ha consentito di accertare anche lo scarico di rifiuti nell'area anche di altri veicoli. Alla fine sotto sequestro sono finiti cinque mezzi: tre furgoni e due apecar con cui veniva trasportato il materiale raccolto.

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