il caso

Taranto, da 3.900 a quasi 172mila euro la richiesta di un ex funzionario e il debito a carico del Comune

FABIO VENERE

Quindici anni fa l’ex dipendente in pensione intraprese la causa la vedova ed erede Ha proceduto con un pignoramento delle somme dovute dal Municipio

Può un debito partire da 3mila 900 euro e arrivare a superare quota 170mila? Sì, a Taranto, tutto questo è stato possibile anche se prossimamente, nel merito, si esprimerà il Consulente tecnico d’ufficio (Ctu) nominato dal Tribunale. Nell’attesa, tocca pagare.

Ma, esattamente, cosa è accaduto? Per la cronaca, lo scorso 10 settembre, il Consiglio comunale del capoluogo ionico ha approvato quello che, in gergo, viene definito debito fuori bilancio che, al netto dell’importo ingente registrato, ha comunque scritto la parola “fine” su una vicenda legale lunga e complessa. Che, infatti, ebbe inizio nell’ormai lontano 2010. La somma approvata ammonta a 171mila 824 euro, e sana un contenzioso che ha coinvolto un ex dipendente dell’Amministrazione comunale e, dopo la sua morte, la vedova.

In particolare, la disputa a suon di carte bollate fu avviata 15 anni fa, quando l’ex dipendente municipale, andato in pensione nel 2006, intraprese una causa contro il Comune di Taranto. Nel dettaglio, l’ex funzionario, inquadrato nella categoria D, chiedeva il riconoscimento delle differenze retributive per aver svolto, a suo dire, funzioni direttive non retribuite per circa due anni, tra il 2004 e il 2006.

Nel 2014, il Tribunale di Taranto, sezione Lavoro, accolse il ricorso condannando il Municipio a pagare le differenze e anche le spese legali. L’Avvocatura comunale, dal canto suo, sconsigliò l’appello e la sentenza divenne così definitiva.

Per ricostruire bene questa vicenda, però, va aggiunto un altro particolare. Quale? Dopo la dichiarazione di dissesto finanziario del Comune di Taranto, avvenuta il 17 ottobre 2006, la gestione dei debiti pregressi era stata affidata all’Organismo straordinario di liquidazione (Osl). Detto questo, nel frattempo, gli anni passano e il contenzioso resta irrisolto.

Nel febbraio 2022, il commissario straordinario che all’epoca reggeva le sorti del Comune, riconobbe una passività di 3mila 913 euro, comprensiva di interessi legali. Questa somma fu liquidata nell’agosto 2023, ma non al dipendente, che era deceduto nel 2018, bensì a sua moglie ed erede. Che, insoddisfatta dell’importo riconosciuto dall’Amministrazione comunale, ha notificato un atto di precetto nel novembre 2023, richiedendo un importo di 166mila 754 euro più gli oneri accessori di legge. A seguito della mancata corresponsione, ha poi proceduto con un pignoramento delle somme dovute dal Municipio e depositate presso la Banca popolare di Puglia e Basilicata (tesoriere dell’Ente). L’importo pignorato ammontava a 250mila 117 euro, ovvero la somma precettata, maggiorata della metà come previsto dal codice di procedura civile.

In anni più recenti, il giudice, nel luglio 2024, ha respinto la richiesta del Comune di sospendere il processo espropriativo, ritenendo che la cifra richiesta fosse verosimile. Infine, il 13 ottobre 2024, il Giudice dell’esecuzione (Ge) ha emesso un’ordinanza di assegnazione riconoscendo alla vedova dell’ex dipendente comunale una somma lorda di 181mila 824 euro. L’importo è così suddiviso: 133.811,81 euro per sorte capitale e interessi; 33.452,95 per ritenuta Irpef e 4.559,43 euro per spese legali.

L’Avvocatura comunale ha sconsigliato di intraprendere ulteriori azioni legali, come un reclamo, per non aggravare ulteriormente i costi per l’Ente. E anche se un giudizio di merito sia stato introdotto e sia in corso appunto una Consulenza tecnica d’ufficio (Ctu), il Comune è stato per ora costretto comunque a riconoscere il debito.

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