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Ilva, l’allarme dei sindacati: «Va garantita la produzione»

 
Francesco Casula

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Francesco Casula

Ilva, l’allarme dei sindacati: «Va garantita la produzione»

Il ministro Urso sente gli arcivescovi di Taranto e Genova

Lunedì 07 Luglio 2025, 09:23

L’allarme dei sindacati arriva alla vigilia della settimana cruciale per il futuro dell’ex Ilva: «Senza continuità produttiva non potrà esserci nessuna decarbonizzazione». La fabbrica di Taranto non è mai stata così vicino alla sua fine: lo stop all’Altoforno 1 dopo l’incidente del 7 maggio, la mancata ripartenza dell’Afo2 e i problemi all’Afo4, eredità della gestione targata Lucia Morselli, hanno quasi fermato lo stabilimento ionico. Quasi, appunto. E Fim, Fiom e Uilm in un comunicato che sa di ultimatum denunciano il rischio per la sopravvivenza degli impianti, oggi gravemente compromessa. «Serve un intervento dello Stato per mettere in sicurezza gli impianti e garantire una marcia sostenibile, in particolare su altiforni e acciaierie», scrivono, sottolineando come l’Accordo di programma e il processo di decarbonizzazione non possano prescindere da una produzione stabile. Domani è in programma al Ministero delle Imprese e del Made in Italy è fissata la riunione a oltranza con tutte le amministrazioni coinvolte nell’Accordo di programma interistituzionale, ma senza attività produttiva, serve a poco per i sindacati. I metalmeccanici hanno sottolineato che lo stanziamento di 200 milioni previsto dal decreto in fase di conversione non basta: la cifra è giudicata insufficiente per rimettere in moto gli impianti e avviare un percorso credibile verso l’obiettivo delle sei milioni di tonnellate annue fissato per il 2026. «Non si può basare tutto – sostengono - sulla speranza che l’unico altoforno in funzione non si fermi irrimediabilmente».

Ma anche l’appuntamento di domani è tutt’altro che in discesa: il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha ribadito che l'adesione all’Accordo di programma sarà condizionata: «Sì all’accordo, ma alle nostre condizioni». Un’anticipazione delle richieste degli enti locali, potrebbe arrivare dall’incontro convocato per oggi dal presidente della commissione ambiente del Consiglio regionale Michele Mazzarano che ha convocato il governatore Emiliano, ma anche il presidente della Provincia Gianfranco Palmisano, i sindaci di diversi comuni tra i quali quello di Taranto Piero Bitetti, oltre al presidente dell’Autorità Portuale Giovanni Gugliotti, al dg Arpa Puglia Vito Bruno, al dg Asl Gregorio Colacicco e al dg Aress Giovanni Migliore. E forse anche per questo, il ministro Adolfo Urso nelle scorse ore ha avuto due «lunghi e cordiali» colloqui telefonici con l’arcivescovo di Taranto, monsignor Ciro Miniero, e con l’arcivescovo metropolita di Genova, Marco Tasca, per discutere delle prospettive degli stabilimenti siderurgici nelle due regioni. Il ministro, spiega una nota, ha illustrato alle autorità ecclesiastiche il piano di decarbonizzazione già presentato agli enti locali, sottolineando l'impegno del governo per garantire «i più alti standard di sicurezza sanitaria e ambientale» e il mantenimento degli attuali livelli occupazionali. E su quest’ultimo punto per oggi è previsto il tavolo con i sindacati a cui siederà anche la ministra del Lavoro Calderone, per valutare la richiesta di cassa integrazione straordinaria che riguarda 4.050 dipendenti, di cui 3.500 nel solo stabilimento di Taranto. «Dopo 13 anni di sacrifici - avvertono Fim, Fiom e Uilm - non accetteremo una nuova crisi ambientale, sociale e occupazionale.

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