l'incidente

Morì folgorato in un cantiere, otto persone rinviate a giudizio

ALESSANDRA CANNETIELLO

Il 59enne Angelo Cotugno era di San Marzano di San Giuseppe

SAN MARZANO DI SAN GIUSEPPE - Sono 8 le persone indagate per la morte di Angelo Cotugno, 59enne di San Marzano di San Giuseppe nel Tarantino, morto folgorato da una scarica da 20mila volt il 9 aprile del 2024 mentre manovrava un’autopompa durante i lavori nel cantiere della «Regionale 8» per collegare la borgata di Talsano e il Comune di Avetrana. Nei giorni scorsi, infatti, è stato il pubblico ministero Francesco Ciardo a notificare l’avviso di conclusioni delle indagini.

A rispondere dell’accusa di cooperazione in omicidio colposo sono Giandomenico Cuscela (difeso dall’avvocato Raffaele Errico) datore di lavoro della «Semat» incaricata di eseguire i lavori, il responsabile della sicurezza Marco Barbara (assistito dagli avvocati Andrea ed Egidio Albanese), Claudio De Padova (difeso dall’avvocato Franz Pesare) amministratore della società «CF» che aveva fornito la betoniera e Cosimo Bucci dipendente dell’impresa. Tra gli indagati anche Mario Parolini, rappresentante legale dell’impresa affidataria, Anastasio Intini e Silvio Dell’Anna, rispettivamente capo cantiere e supervisore della Semat, e infine Walter Leo Adriano Caprino responsabile unico del procedimento per la realizzazione dei lavori. Le 3 società (subaffidataria, esecutrice e affidataria) devono invece rispondere per la violazione delle norme in materia di salute e sicurezza in relazione all’omicidio colposo. A Caprino la procura contesta di non aver verificato la presenza di linee elettriche aeree sul cantiere come previsto dal Pos - piano operativo di sicurezza - nei confronti di Parolini, invece, l’accusa è di non aver controllato che fossero attuate le prescrizioni previste da Pos, mentre a Barbara di non aver adottato azioni di coordinamento per prevenire il rischio derivante dalla presenza dei cavi sul cantiere. Infine a Cuscela viene contestato la mancata valutazione del rischio specifico come imposto dalle prescrizioni.

In particolare, per la procura, Intini e Dell’Anna non avevano chiesto alla società fornitrice di mettere fuori tensione la linea elettrica, né posizionato oggetti che impedissero l’accesso al cantiere o adottato direttive per il mantenimento della distanza di sicurezza. Per Bucci e De Padova l’accusa è di non aveva verificato la presenza di quei cavi nell’area di lavoro: De Padova, inoltre, per il pm Ciardo non aveva tenuto l’auto pompa a distanza minima di sicurezza dalle condutture elettriche.

L’uomo era infatti impegnato nel getto del calcestruzzo quando il braccio dell’auto pompa avrebbe toccato i cavi aerei dell’alta tensione, provocando una scossa fatale.

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