LA CITTà SI FA BELLA

Taranto , torna l’ipotesi «privati» per la valorizzazione di Palazzo degli Uffici

FABIO VENERE

L’ex sindaco Di Bello ci provò diversi anni fa, senza successo. Ora il Comune pensa ad un coinvolgimento dei privati per lo storico immobile che domina il Borgo

TARANTO - Un progetto di finanza per la gestione del futuro Palazzo degli Uffici. Da quel che risulta alla Gazzetta, infatti, il Comune di Taranto pensa ad un coinvolgimento dei privati per la valorizzazione dello storico immobile che domina il Borgo.

Fonti vicine all’Amministrazione comunale, del resto, definiscono «indispensabile» una soluzione di questo tipo per un edificio che si estende per 23mila metri quadrati e che peraltro è destinato ad ospitare attività diverse tra loro.

Ventidue anni fa, l’ex sindaco Rossana Di Bello già percorse la strada che portò ai privati ma tutto naufragò e, negli anni successivi, l’ex sindaco Ippazio Stefàno rescisse persino il contratto con le imprese che avrebbero dovuto realizzare in un primo momento attività commerciali e, in un secondo, un hotel di lusso. I precedenti, quindi, non sono esattamente rassicuranti, ma è pur vero che rispetto a quegli anni è intervenuto il Codice degli appalti a disciplinare meglio i rapporti tra il Municipio e le aziende che gestiscono beni immobili pubblici.

Intanto, entro fine mese, dovrebbe essere pubblicato il bando di gara per la riqualificazione delle facciate, per l’illuminazione artistica e per il restyling delle due piazze limitrofe allo stesso immobile (piazza della Vittoria e piazza Archita). E questo, in attesa che dal ministero della Cultura arrivi un “assegno” di almeno 25 milioni di euro per completare successivamente le aree e gli spazi interni.

Infatti, se il bando per le facciate è già da tempo sulla rampa di lancio dell’Amministrazione capeggiata dal sindaco Rinaldo Melucci, gli interventi interni potrebbero essere finanziati (in gran parte) dal Governo, ma come si dice in questi casi il condizionale è d’obbligo.

Ora, in attesa che le prospettive e le speranze... ministeriali si concretizzino e che l’idea di far ricorso ai privati per la gestione di Palazzo degli Uffici assuma forma e sostanza, conviene concentrarsi piuttosto su quello che sta per accadere. E, quindi, sul prossimo bando di gara. Che si reggerà sul progetto elaborato dai tecnici del pool guidato dallo studio barese Akkad e di cui, tra gli altri, fa parte la società Start di Taranto.

Riepilogando, il primo lotto della proposta dei tecnici è diviso, a sua volta, in due stralci. Il primo (stralcio A) comprende: restauro delle facciate esterne dell’edificio; illuminazione artistica esterna e sistemazioni delle piazze prospicienti l’immobile. Ed è proprio questo, come già sottolineato, quello ormai vicino alla pubblicazione del bando di gara. Lo stralcio B, invece, riguarda: il restauro della galleria; il recupero delle due corti interne; il restyling del percorso di collegamento dal piano terra all’esterno e, infine, l’illuminazione artistica degli spazi interni.

Per la cronaca, il lotto A ha un importo complessivo di 10,3 milioni di euro; il secondo di 15,4 milioni. Nel dettaglio, la seconda parte del primo lotto poi si congiunge con il secondo che, invece, riguarda la riqualificazione e la definizione degli spazi interni. In altre parole, solo in quest’ultimo contesto, si potrà decidere materialmente quali attività verranno svolte al primo piano piuttosto che al secondo dello storico edificio che domina il Borgo umbertino.

A proposito delle risorse finanziarie, invece, i 10,3 milioni di euro dello stralcio A del primo lotto provengono per 4,5 milioni dal Fondo di sviluppo e coesione (Fsc) e fanno riferimento ad una delibera Cipe del 2018 mentre per i restanti 5,8 dal Comune di Taranto che farà ricorso ad un mutuo acceso con Cassa depositi e prestiti, per un totale appunto di 10,3. Infine, i 15,4 milioni relativi alla seconda parte del primo lotto e agli interventi del secondo derivano, anche in questo caso, dal Fondo di sviluppo e coesione. Tutto questo, però, non è sufficiente e per questo il ministero della Cultura e magari anche i privati potrebbero essere determinanti.

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