Rincari e inflazione

Taranto, la crisi morde e il carrello della spesa è sempre più vuoto

Valentina Castellaneta

Il potere d’acquisto dei tarantini cala a causa degli aumenti

TARANTO - «Le famiglie stanno subendo fortemente questa inflazione soprattutto sui beni essenziali: piatto in tavola, carburante, gas. È una cosa che non riusciamo a bloccare». Domenico Votano è il presidente provinciale di Adoc, l’Associazione Nazionale per la Difesa e l’Orientamento dei Consumatori. È preoccupato e descrive una situazione grave, in una città come Taranto, afflitta dal problema sociale di tanti operai in cassa integrazione.

Eppure ci troviamo nel trimestre del “Carrello Tricolore”, misura emanata dal Governo Meloni che, di fatto, sconta del 10 per cento già sugli scaffali dei supermercati, beni di prima necessità come pasta, carne, passata di pomodoro, zucchero, latte, uova, riso, sale, farina, cereali, ma anche prodotti per l’infanzia, come i pannolini e prodotti per l’igiene. Il trimestre è partito il primo ottobre e gli esperti avevano calcolato un risparmio medio di 150 euro sulla spesa totale per famiglia, che arriva a circa 100 euro se si considera la sola spesa alimentare. Ma dopo un mese, nelle tasche dei tarantini, sembra che questo risparmio non si senta.

«Se si fa uno sconto del 10 per cento su alcuni prodotti che però erano già aumentati, questo sconto non serve a niente. Come Adoc - spiega Votano -, stiamo osservando che i prezzi sono alti in tutti i settori. Possiamo fare un esempio: l’olio extravergine d’oliva che fino a poco tempo fa nei super mercati era venduto a 3 o 4 euro, ora lo troviamo negli scaffali a 8 o 9 euro e si tratta di un olio industriale».

E allora siamo andati a chiedere la percezione proprio ai tarantini. «L’aumento c’è stato – dice Paolo mentre ripone la spesa nella macchina – sono aumentati i prezzi di ortaggi, frutta e latticini soprattutto. Secondo me rispetto alla mia spesa solita c’è un incremento del 30 per cento». Quando gli viene chiesto se fosse a conoscenza della misura antinflazione del Governo, racconta di non saperne niente. Stessa cosa per Laura che ha notato un aumento di 10 o 15 euro sulla sua spesa settimanale. Piero racconta di essere abituato a fare la spesa ogni settimana e non nota un incremento di prezzo, «sono stato prima al mercato – ha detto - lì le zucchine stavano 2,50 euro, qui sono in offerta a 1,29. È metà del prezzo quasi». Una coppia racconta di aver trovato il bollino con il tricolore nel supermercato. «Però – hanno detto – se per pasta e latticini è servito, le verdure erano già quasi marcite».

Il “patto antinflazione” è stato sancito dal Governo con 32 associazioni aderenti della distribuzione, del commercio e dell’industria del largo consumo. «Noi associazioni dei consumatori - ha detto Votano - buttiamo sul tavolo iniziative e chiediamo al governo di intervenire in alcuni settori, per calmierare i prezzi, per evitare problemi nelle tasche dei cittadini e per abbattere l’Iva. Ma vediamo che non c’è l’intenzione di ascoltarci». Per Adoc la cosa più grave è il deterioramento economico a cui vanno incontro le famiglie a cui non bastano più lo stipendio o la pensione.

Un dato confermato anche da Coldiretti Puglia che ha notato come il caro prezzi costringa ad acquistare meno pur spendendo il 5,5% in più a causa dei rincari determinati dall’inflazione. Una situazione che rende ancora più critiche le condizioni delle persone in povertà relativa, costrette a chiedere aiuto per mangiare facendo ricorso alle mense per i poveri o ai pacchi alimentari. La Coldiretti Puglia, nei giorni scorsi ha denunciato che, sulla base dei dati ISTAT, il 23,6% dei residenti in Puglia sarebbe in condizioni di povertà relativa, con il 21% delle famiglie che hanno bisogno di gesti di solidarietà.

«Anche i pensionati – denuncia Votano di Adoc - sono più che tartassati da questa situazione e subiscono in maniera notevole questo aumento di prezzi che non si limitano al settore alimentare, ma coinvolge tutti i settori come la benzina, l’energia elettrica e il gas. È da anni che va così, perché subiamo situazioni anche a livello internazionale che causano, per noi ingiustificatamente, degli aumenti di prezzo. Eppure a Taranto abbiamo la raffineria, ma qui la benzina costa di più».

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