Musica
Il «mondo» di Eugenio Bennato con un omaggio a Infantino
Il tour parte giovedì 1 maggio alle 21 in piazza Garibaldi a Tricarico (Matera), e prevede anche una tappa nel Potentino a San Costantino Albanese (sabato 10 alle 22 in piazza Unità d’Italia) e nel Leccese a Nardò (sabato 17 alle 21 al teatro Comunale)
In oltre 50 anni di carriera artistica, Eugenio Bennato, 77 anni, ha dato nuova linfa alle grandi tradizioni musicali del Sud Italia. Fondatore negli Anni ‘70 di due straordinarie formazioni quali Nuova Compagnia di Canto Popolare e nel 1976 dell’ensemble Musica Nova, ma anche «inventore» del Taranta Power, movimento portato sui palcoscenici e nei mercati internazionali, a gennaio scorso Bennato ha pubblicato l’album Musica del mondo. Dodici brani che custodiscono l’essenza della musica popolare attraverso i suoni folk, etnici e word, senza mai trascurare i temi importanti del nostro contemporaneo.
A partire da maggio, Bennato sarà in giro per l’Italia con un tour estivo la cui centralità è affidata ai nuovi brani. La tournée partirà dalla Basilicata, giovedì 1 maggio alle 21 in piazza Garibaldi a Tricarico (Matera), e prevede anche una tappa nel Potentino a San Costantino Albanese (sabato 10 alle 22 in piazza Unità d’Italia) e nel Leccese a Nardò (sabato 17 alle 21 al teatro Comunale). Sul palco con Bennato ci saranno: Ezio Lambiase (chitarra), Mujura (chitarra, basso e voce), Mohammed Ezzaime El Alaoui (viola e voce), Walter Vivarelli (batteria), e Sonia Totaro (interprete e custode della Tarantella del Gargano).
Bennato, il tour parte da Tricarico, luogo che ci riporta alla mente Antonio Infantino. È stata una scelta mirata?
«Infantino era uno dei più grandi maestri della musica del Sud ma, soprattutto, maestro di una sintesi tra tradizione e avanguardia artistica: mi è sembrato giusto partire da Tricarico. Antonio, insieme a Enzo Del Re, iniziò con lo spettacolo “Ci ragiono e canto” di Dario Fo, per poi realizzare alla fine “Tara’n Trance” (il disco si piazzò al 18° nella speciale classifica americana di world music, ndr), simbolo di tradizione e modernità».
Cosa ha preparato per il live?
«“Musica del mondo” è una sintesi dei miei continui viaggi fuori dall’Italia. I miei concerti sono molto richiesti all’estero e due anni fa in India, ad esempio, ho incontrato una band di musica indiana, il feeling tra di noi è stato immediato. Con queste band poi, ci siamo ritrovati in uno studio di registrazione di Nuova Delhi e abbiamo realizzato questo disco».
Vede ancora un interesse nella musica popolare?
«Le mode cambiano e offrono nuovi aspetti. Però, il pubblico che abbiamo “arpionato” nel Sud Italia, è proiettato nel futuro perché è fatto di nuove generazioni. Ho ancora negli occhi il pubblico giovanissimo del live San Francisco e il sold out di qualche mese fa a Barcellona».
Quindi, la trap e il rap è solo un fenomeno transitorio?
«Ci sono sempre stati questi fenomeni di successo momentaneo, pensiamo al mondo del neo melodici, personalmente non sono né attratto né distratto da questo. Sono attirato dai fenomeni artistici, come quando nel panorama musicale esplose Pino Daniele: era uno scugnizzo, ma un grande artista».
Un ricordo su Roberto de Simone?
«È stato il mio grande maestro. Roberto è la sintesi di due mondi: classico napoletano e contemporaneo. Quando lui suonava il piano veniva fuori lo studio accademico del ‘700 napoletano e la passione per il jazz americano, assimilata durante la II Seconda guerra».