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In «Troppo azzurro» l’esordio alla regia di Filippo Barbagallo

Alessandro Salvatore

Troppo azzurro da oggi in prima visione su Sky tv. Indecisioni, timidezze, distrazioni e clamorose maldestrezze dei giovani vengono raccontati al suo esordio alla regia da Filippo Barbagallo, anche autore della sceneggiatura e interprete. Il film, che ha ottenuto una candidatura ai Nastri d’Argento, è attraversato dalla curiosità che, con la supervisione artistica di Gianni Di Gregorio, segue l’indolenza del protagonista, recitato dal ventinovenne romano Barbagallo. Lui è Dario, che studia Architettura e vive con i genitori da figlio unico super coccolato. Quando mamma e papà partono per le vacanze estive decide di non seguirli sperando di poter unire le forze con gli amici di sempre, in primis Sandro, che conosce fin dai tempi dalle medie. Ma gli amici hanno già fatto programmi con le rispettive ragazze e Dario, che «sta bene da solo» e ha una cotta storica non ricambiata per la conturbante Lara, rimane nella Capitale.

L’esordio alla regia di Barbagallo è una visione intimistica nella vita, un riavvolgimento del nastro con l’adolescenza che palpita e anela. La macchina da presa si muove in modo gentile nella burrasca dei personaggi che planano sulla vita di Dario. Pane e nutella agrodolce. Spuntini appaganti o indigesti, che passano sotto lo scanner di una macchina cinematografica che porta in dote promesse sulla carriera di Barbagallo. Il suo Troppo azzurro è la lente attraverso cui zumare sul «maps» della propria vita di artista. Discretamente «educata» la prima pellicola, affidata ad un racconto corale. Anime sognanti di un cinema da esplorare.

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