Venezia

«Aborto diritto inviolabile: i film servono a ricordarlo», parla la tarantina Giglia Marra

Luisa Ruggio

L’attrice al Lido, domani la proiezione di «Sette settimane»

Una fra tante, Luna è solo una ragazza, se ne sta al centro di una storia estrema raccontata con delicatezza, ma senza sconti, nel cortometraggio Sette settimane, girato in Puglia dal regista Enrico Acciani e dedicato ad una delle questioni calde in materia di diritti delle donne: la libertà di scelta di fronte alla decisione di interrompere una gravidanza. Il corto, verrà presentato domani in occasione della 81° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, sul red carpet del Lungomare Marconi ci saranno i volti di questa perla. Senza mai mettersi in cattedra con facili moralismi, Acciano ha diretto con lucidità, tra gli altri attori nel cast, la tarantina Giglia Marra, formatasi a Roma dove vive la carriera di attrice tra teatro, piccolo schermo e cinema. La Marra in Sette settimane ha il ruolo più scomodo: presta il volto alla ginecologa che prende in esame la questione senza l’empatica umanità che la protagonista cerca. A poche ore dalla partenza per Venezia, si racconta senza velare l’emozione.

«Venezia non è solo il luogo iconico dove le vie del cinema si incrociano, è il simbolo di una qualità che ho l’occasione di vivere, far parte del cast di Sette settimane è una grande gioia. Avevo conosciuto il regista Enrico Acciani tempo fa, mi aveva proposto un altro lavoro che però non andò in porto e quando mi parlò della tematica di questo corto, ovvero la libertà di scelta di una donna, sono rimasta colpita dal fatto che fosse un uomo a trattare questa storia. Essere diretta da Acciani, insieme a una giovane promessa del cinema italiano, Nina Nicastri, è stato importante proprio perché è un regista dalla sensibilità rara, dotato di riso amaro.»

Da donna e attrice, lei come ha vissuto questo ruolo da antagonista?

«Non è stato facile perché questa è una questione molto importante, tutte le donne hanno diritto di scegliere e nessuno dovrebbe subire una scelta, non possiamo perdere questo diritto, nessuno deve alimentare la macchina del giudizio e credere di poter decidere chi deve portare avanti o a termine una gravidanza. Nessuna donna deve essere costretta in nessun caso a scegliere in un senso o nell’altro, nessuna donna deve essere sottoposta all’esperienza traumatica del dolore innescato dal giudizio. Non conosciamo la vita delle persone, i motivi profondi che alimentano le scelte personali, so di amiche che hanno dovuto affrontare una simile vicenda in totale isolamento e che si sono sentite sbagliate.»

Cosa significa oggi per una donna essere libera?

«La libertà per una donna io credo che sia scegliere senza dare peso a quello che gli altri penseranno. La libertà di sporcarsi con la vita stessa, crescendo libera di sbagliare e rialzarsi dopo averci provato. Conosco tante persone infelici che hanno tutto, ricchezza, lavoro, figli, e altre che hanno meno eppure moltiplicano la gioia che deriva dall’aver conquistato una tale libertà. Estenderei questo sentimento a molti aspetti della vita. La libertà di tornare a vivere nella mia amata Puglia, un giorno.»

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