La 7

«Detenuto in attesa di giudizio» un Sordi kafkiano affronta il dramma della malagiustizia

Nicola Morisco

Un film-denuncia, una sorta di incubo kafkiano calato nella realtà italiana. Parliamo di Detenuto in attesa di giudizio (1971) diretto da Nanni Loy e interpretato da Alberto Sordi, in una delle sue rare interpretazioni drammatiche. Con il grande attore romano, Elga Andersen, Andrea Aureli, Nazzareno Natale, Michele Gammino, Gianni Bonagura, Antonio Casagrande e Lino Banfi. Il film, che per la prima denunciava senza mezzi termini l’arretratezza e la drammatica inadeguatezza dei sistemi giudiziario e carcerario italiani, andrà in onda questa sera alle 22.45 su La7.

La vicenda vede al centro il geometra romano Giuseppe Di Noia (Alberto Sordi), da anni trasferitosi in Svezia, sposato e stimato professionista, decide di portare in vacanza in Italia la sua famiglia. Alla frontiera italiana l’uomo viene arrestato senza alcuna spiegazione e tradotto in un carcere a Milano. Solo dopo tre giorni, apprende di essere accusato di «omicidio colposo preterintenzionale» di un cittadino tedesco. Di Noi subisce un lungo calvario, costellato di trattamenti umilianti, incubo che si protrae per giorni e giorni. L’ostinazione di sua moglie, l’interessamento del suo avvocato appena nominato, portano il magistrato ad esaminare il caso. Verrà così dimostrata l’assenza di fondamento dell’accusa e sarà finalmente disposta la scarcerazione.

L’ispirazione per il film era venuta allo stesso Sordi dopo aver letto il libro Operazione Montecristo, il diario che Lelio Luttazzi (musicista e compositore) scrisse mentre era detenuto in carcere. Un’altra fonte di ispirazione per la trama del film, pare sia stata anche l’inchiesta televisiva «Verso il carcere» di Emilio Sanna.

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