il pensiero
Matera capitale, prima il dialogo e poi l’ascolto
Nel 2026 al centro del Mediterraneo
Nuovi traguardi per la nostra cittadina del Sud, designata qualche giorno fa Capitale Mediterranea della Cultura e del Dialogo per il 2026. Guardando il suo skyline e la luce che riverbera sul paesaggio culturale dei Sassi di Matera, viene in mente che abbiamo un nuovo bellissimo percorso da vivere, ma solo 13 mesi di tempo per imparare nuovamente a conversare, come abitanti culturali, dopo anni di sospensione e di dialogo tra sordi. In vista dell’entusiasmante tappa, animata da un programma che si annuncia ricco di incontri, residenze artistiche, collaborazioni volte ad alimentare il dialogo euromediterraneo attraverso la cultura, ciò che più esalta il cuore e la mente è la prospettiva interessante di riabilitare in noi il coraggio dell’ascolto.
Se oggi lo spazio è occupato da incessanti monologhi, messaggi multiformi e ostentazione, personalizzazione e leaderizzazione esagerata, anche bullismi dominanti, ristabilire un dialogo sano e di qualità attraverso la predilezione dell’ascolto può diventare un altissimo privilegio, soprattutto per chi vuole continuare a imparare e a nutrirsi cibandosi della ricchezza delle differenze.
È esaltante come Matera non deluda mai e continui a essere così generativa, nonostante, ultimamente, sia stata assopita nell’assenza di spazi di ascolto, dialogo e condivisione. Nuovamente al centro del dibattito pubblico internazionale, avrà a breve un ruolo faro e i riflettori saranno tutti puntati sulla partecipazione, sull’inclusività, sull’integrazione sociale e sul dialogo, coinvolgendo anche altre comunità del Sud Italia, in un percorso comune di crescita e sperimentazione. Sfidanti i temi al centro dei dialoghi mediterranei: immigrazione, cambiamenti climatici, cittadinanza e paesaggio, sentiti come urgenti soprattutto dalle giovani generazioni. Sarebbe bello se, in vista della prossima competizione elettorale per lo scranno cittadino, anche la scelta di chi dovrà guidare la Capitale Mediterranea della Cultura e del Dialogo 2026 attraverso il percorso di transumanza culturale, convergesse sui donatori dell’ascolto e non sugli amanti del soliloquio ego riferiti. Gli assetati di potere, i disseminatori di coriandoli di vanità, i costruttori di castelli di odio e gli sceneggiatori di infiniti monologhi non meriterebbero di governare una Capitale così generosa.
In un tempo bisognoso di rigenerazione sociale e culturale, esercitarsi nell’arte del dialogo, quest’ultimo sempre più penalizzato dalla polarizzazione, dal machismo, dal conflitto violento e bellicoso, diventa doveroso convertirsi all’arte dell’ascolto e riappropriarsi della capacità di ascoltare e della disponibilità di dialogare, ago e filo di ogni relazione con cui si ricuciono strappi, si abbattono pregiudizi, si colmano le distanze e si traguardano con abilità gli ineluttabili cambiamenti.