Punti di vista
Un viaggio tra arte e scienza: il confessionale di Saraceno nella chiesa del Carmine
Life(s) of Webs, arachnophobias, arachnophilias, and other stories è il titolo dell’installazione dell’artista di fama mondiale, Tomás Saraceno, ben nascosta nella Chiesa del Carmine di Palazzo Lanfranchi, dove una ragnatela occupa nel confessionale il posto dell’officiante e un grande ragno sovrasta l’installazione
Life(s) of Webs, arachnophobias, arachnophilias, and other stories è il titolo dell’installazione dell’artista di fama mondiale, Tomás Saraceno, ben nascosta nella Chiesa del Carmine di Palazzo Lanfranchi, dove una ragnatela occupa nel confessionale il posto dell’officiante e un grande ragno sovrasta l’installazione. Portavoce di un profondo e dolce messaggio trasformativo e rivoluzionario, il dispositivo di Saraceno è un invito a vivere un’esperienza liturgica di autoconfessione per accrescere la consapevolezza di mantenere intatto il diritto delle reti, soprattutto quelle dei ragni, antichissimi invertebrati indagati dall’artista, presenti sulla terra da 380 milioni di anni, esemplari miracolosi che interconnettono natura, cultura, scienza, umanità e animalità. Ammirando quei filamenti argentati e pensando all’ancestralità della nostra città sempre più esposta a masse informi di visitatori, viene in mente, parafrasando Fausto Gianfranceschi che “non c’è niente come lo sviluppo turistico che falsifichi la natura”. C’è il rischio sempre più evidente di passare da un luogo di produzione culturale che attingeva nel passato con lo sguardo al futuro il suo dispositivo di senso con cui ci si confrontava con le reti del mondo globale, a luna park natalizio patinato. Un paradigma che propone evasione, divagazione, dispersione, per attrarre con affascinanti stimoli tattilo motori che annullano lo spirito indagatore di viaggiatori a caccia di persone e storie da conoscere, esperienze appassionanti da vivere, alienandoci alla fine da noi stessi.
Succede a Venezia, a Firenze, succede a Matera, fragili microcosmi da tutelare e proteggere, proprio come quelli antichissimi dei ragni, sempre più intrappolati nelle minacce di un overtourism di stagione influenzato dalla cultura di massa, dal cinema, dagli influencer, dai social media. I visitatori vengono contati non come individui pensanti, ma vagabondi che rincorrono le sfavillanti luci del parco a tema, legato a luoghi comuni che erodono spazi pubblici, allontanano i residenti e le realtà culturali non allineate al racconto fiabesco e popolando con la gourmet gentrification intere aree cittadine. Dal confessionale del grande artista che sposa arte e scienza, l’appello è comprendere meglio lo spazio multiplo uomo - ambiente in cui viviamo percependo noi stessi come parte di complesse reti in relazione tra noi per tessere insieme società più giuste, eco-sociali, inter-intra specie, per costruire stili di vita che non pregiudichino la salute dei luoghi e di chi li anima. Infatti, come ci ricorda bene Carlo Petrini, non esiste turismo sostenibile senza la felicità dei suoi abitanti.