Punti di vista
Quell’in-giustizia nel mondo iraniano
Si parla in particolar modo dell’esecuzione della prima condanna a morte di un manifestante
Su tutti i giornali, compreso questo, in ogni notiziario televisivo, su qualunque portale online si parla in questi giorni ovviamente di Iran, e in particolar modo dell’esecuzione della prima condanna a morte di un manifestante dall’inizio delle proteste scattate a metà settembre dopo l’uccisione di Masha Amini da parte della polizia morale: Mohsen Shekari. Un ragazzo di ventitré anni che lavorava in un caffè ed era appassionato di videogiochi.
Sarà il primo di molti? È quello che ci chiediamo tutti, preoccupati per le sorti di tanti altri manifestanti arrestati e condannati anche loro alla medesima pena per il medesimo reato, moharebeh ovvero “guerra contro Dio”.
Io non faccio che pensare alle parole, a come vengono usate per mettere a dura prova il nostro punto di vista.
Polizia morale. Guerra contro Dio. Locuzioni che ci vogliono trarre in inganno e che mi ricordano il pensiero di Tacito: “dove fanno il deserto, lo chiamo pace”. È soprattutto una parola ad ossessionarmi in questi giorni, mentre il Time incorona le donne iraniane come “eroi dell’anno 2022”: GIUSTIZIARE.
E dove starebbe la giustizia, in questo verbo? Eppure è una parola che usiamo senza sottotesti, che fa parte del nostro linguaggio corrente. E mi appare ancora più fuorviante di altri termini ingannevoli che la storia ha messo poi all’angolo come pulizia etnica o delitto d’onore. Perché nella giustizia noi abbiamo una fiducia cieca proprio per il nome di cui si veste, per quell’aggettivo bellissimo che contiene e che da tutta la vita inseguiamo. Fahimeh Karimi è una allenatrice di pallavolo, madre di tre bambini piccoli, detenuta per un periodo nella stessa cella in cui era stata rinchiusa la nostra connazionale Alessandra Piperno, blogger romana rilasciata un mese fa.
Fahimeh è stata condannata a morte, senza nessun regolare processo, accusata di aver sferrato calci a un paramilitare durante una manifestazione. Potrebbe essere IN-GIUSTIZIATA a breve. Su change.org è possibile firmare un appello per chiedere che la sua vita sia risparmiata, anzi che sia preservata.