Punti di vista
Il bello che il cinema non ha ancora scoperto
Le potenzialità della provincia di Taranto sono ancora in larga parte sottoutilizzata dall’industria visiva
L’utilizzo delle peculiarità estetiche della Puglia da parte del cinema contemporaneo è ormai pratica più che consolidata. A dispetto di ciò, però, va segnalato quanto la Settima Arte pare non abbia ancora saputo mettere a fuoco le potenzialità della provincia di Taranto, ancora in larga parte sottoutilizzata dall’industria visiva e pertanto immeritatamente poco valorizzata dal grande schermo. Eppure di anfratti degni di nota questa zona ne possiede a iosa, segno che l’area meriterebbe forse maggiore spinta promotrice anche in questo settore oltre che in quello, sicuramente prezioso e irrinunciabiile, del turismo.
Uno degli angoli nascosti che ci sentiremmo di consigliare vivamente ai distratti location-manager è per esempio quello della franzioncina balneare di Maruggio nota come «Mirante», a pochi passi della florida striscia dunale che costella la litoranea. Qui il tempo sembra davvero essersi fermato e gli scorci che si offrono improvvisamente alla vista del visitatore possono risultare davvero suggestivi. Disseminato di ampie distese rurali irte di vegetazione mediterranea, il luogo va segnalato per almeno due masserie isolate e zeppe di fascino (non solo cinematografico): quella che prende il nome della contrada e quella chiamata «La Maviglia». La prima, Masseria Mirante, edificata nel XIX sec, è un piccolo complesso di fabbricati che comprende il palazzo padronale, l’abitazione del massaro, l’area dedicata alle attività di pastorizia nonché una schiera di minute costruzioni coloniche che erano a disposizione dei braccianti stagionali. Annessa a questo pittoresco agglomerato di pietra - quasi un cartonato del secolo scorso - una chiesetta dalla facciata in stile neoclassico, sorta nel 1892 e dedicata a Nostra Signora di Guadalupe.
La masseria Maviglia (o «La Maija», come la nomano gli anziani) è immersa invece tra ulivi secolari e risale ai primi anni del '700. Oggi è completamente abbandonata ma apparteneva ai Gigli, nobile famiglia che la utilizzava come dimora estiva e che, a giudicare dalle poche informazioni esistenti al riguardo, pare avesse anche in progetto di realizzarvi al proprio interno un canale navigabile fino al mare (distante nemmeno 2 Km). Di notevoli dimensioni, la masseria include l’abitazione, gli alloggi dei contadini, il frantoio, il pozzo e, adiacente alla tenuta, un giardino che è più propriamente un bosco di pini. Quest’ultimo, nel quale leggende vogliono si consumassero sabba e riunioni segrete d’ogni tipologia, rappresenta la parte più misteriosa della struttura, con costruzioni che riportano a simbolismi massonici, incluso il portale ad arco rivolto a sud, situato alla fine del boschetto. Luoghi siffatti in questo stinco di provincia sono la norma, e sarebbe ora di mostrare tanto incanto anche al resto del mondo.