In Puglia e Basilicata
LA MEMORIA
Paolo e Daniela Marcone, figli di franco ucciso 27 anni fa (foto Maizzi)
03 Aprile 2022
Rossella Palmieri
Scriveva il grande critico Giacomo Debenedetti che il terribile dramma della modernità sta nella condizione dell’essere orfano; non si riferiva, il noto intellettuale, a un’assenza puramente biologica patita dai figli quanto piuttosto alla mancanza dei modelli di riferimento, di padri soprattutto. Ebbene, la parabola inversa la tocchiamo senz’altro con Daniela e Paolo in questi giorni dedicati alla memoria di Francesco Marcone. Erano poco più che adolescenti quando il loro amato padre morì in circostanze che restano ancora oggi misteriose. Da allora in modo silente ma tenace, sobrio ma passionale e partecipe, da 27 lunghi anni onorano il genitore scomparso con un attivismo sano e con una memoria mai stantia e retorica, tutt’altro. Rappresentano senz’altro un esempio di come si possa vivere la dolorosa condizione di orfani ma allo stesso tempo essere capaci di prolungare idealmente e fattivamente l’operato paterno.
E lo ha detto a chiare lettere un emozionato Paolo nello scegliere la metafora più appropriata che profuma di primavera e ha la concretezza dei semi ben piantati: «Da te in tutti questi anni ho imparato il coraggio e la pazienza, la dedizione e l’orgoglio di esserti figlio. Ci privarono della primavera, ma i semi buoni danno buoni frutti e io e Daniela eravamo fioriti ugualmente portandoci la primavera dentro». Sono cresciuti in fretta dando un esempio a tutti noi Paolo e Daniela, quest’ultima sempre in prima fila quando c’è una causa da portare avanti, la memoria da rispettare, la fattività del buon combattimento da onorare. È vero, su questa terra si assiste «alla faticosa lotta del bene contro il male, tanto più faticosa quando non c’è la verità» ha affermato il Procuratore capo Ludovico Vaccaro nel giorno della commemorazione. E nel nome di una verità da cercare a dispetto di tutto e da far valere come principio sempre, in ogni ambito della propria vita, siamo grati a Daniela e Paolo per il loro operato, per la loro quotidiana ricerca della verità, per essere figli così radicati a questa terra da decidere di restare nonostante tutto.
Si sono collocati dall’altra parte della barricata rispetto a chi li ha privati del padre, nel punto in cui non scorre il sangue dell’odio, ma quello vivo di un tenace combattere anche se occorre farlo per decenni, come sta accadendo. Fa bene Paolo a citare nel suo sentito discorso la stagione appena iniziata cui ci fa piacere fare ricorso citando un celebre aforisma di Neruda: «potranno tagliare tutti i fiori ma non fermeranno la primavera». Entrambi ne costituiscono un esempio.
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