Bari, analisi dello «sballo» a 15 anni alcol, fumo e canne
BARI - «Dati sconfortanti». Così Angela Calluso, presidente provinciale del Cama Lila commenta i numeri venuti fuori da un’indagine sull’uso di alcolici e sostanze stupefacenti condotta tra gli studenti di tre istituti superiori baresi. «Dati sconfortanti - ripete - soprattutto per quanto riguarda il consumo di alcol e lo spaccio di hascisc e marijuana all’uscita delle scuole».
Il questionario utilizzato per la raccolta dei dati è stato elaborato con lo scopo di proporlo a un campione di 663 giovani tra i quindici e i diciannove anni, per sondare i loro atteggiamenti nei confronti delle «nuove droghe». Nel campione sono presenti 229 femmine, il 36,5%, e 400 maschi, pari al 63,5%, non indicano il sesso 4 soggetti, che rappresentano solo lo 0,6%, una percentuale bassa che fa pensare a un buon interesse per la compilazione del questionario (è stata inserita anche una sostanza inventata, Levinol, per valutare la serietà con cui si è risposto alle domande).
«La presenza di droghe nei contesti della quotidianità, soprattutto delle fasce giovani della popolazione, rientra nella “normalità” non essendo più percepito come un fatto eccezionale. Questo determina una crescente probabilità che un ragazzo entri in contatto con il mondo della droga direttamente (contatto fisico o sperimentazione-assunzione) o in modo indiretto (vedere o conoscere qualcuno che la usa, sapere dove e come trovarla e consumarla). Le probabilità di contatto aumentano anche in presenza di altri fattori di rischio, non ultimi quelli psicologici come il grado di insoddisfazione nelle proprie relazioni (amici, famiglia, scuola, lavoro) e la capacità o meno di contenere l’istintività e le pulsioni».
La novità di questo fenomeno è proprio nell’atteggiamento diverso che i ragazzi hanno nei confronti di queste droghe. Infatti chi le utilizza è un giovane quasi sempre ben integrato nella società, che non percepisce come deviante l’assumere queste sostanze, perché al contrario dell’eroina, gli permettono di condurre una vita normale, non da emarginato. Le risposte: la sostanza per i ragazzi maggiormente reperibile sono le sigarette, ben il 60,6% afferma di potersele procurare facilmente; seguono gli Energy e Soft drink 57,2% e la birra/il vino, facilmente reperibili dal 55,3%, anche, ed i liquori/superalcolici e hashish/ marijuana risultano abbastanza reperibili.
«Viste le percentuali relative all’alcol - spiega la Calluso - risulta essere questa la sostanza molto popolare ed è ritenuta anche abbastanza facile da reperire. Per cui, nel complesso, questi studenti risultano abbastanza esposti a tale fattore di rischio».
In un altro questionario si è chiesto ai ragazzi se conoscono qualcuno che usa queste sostanze. Anche in questo caso la maggior parte delle scelte di rispondere “Tutti o quasi” è concentrata sulle sigarette 37% e sugli alcolici 22,8%. Solo il 5,2% frequenta amicizie in cui nessuno fuma sigarette e solo l’ 8,5% frequenta amicizie in cui nessuno beve alcolici, e addirittura solo un quarto degli intervistati frequenta amicizie in cui nessuno si ubriaca, da cui si presume che la maggioranza dei ragazzi frequenti amicizie nelle quali si usa fumare e bere alcolici anche in forti dosi, «un elemento che conferma il bisogno di questi ragazzi di ricorrere a sostanze che li alterino. Praticamente i dati ci inducono a ritenere i ragazzi del campione molto prossimi al fattore di rischio costituito dalla vicinanza alle sostanze».
Anche sul consumo di liquori le percentuali risultano abbastanza alte: non ne ha mai consumato negli ultimi 30 giorni poco più della metà degli intervistati (55,4%) mentre il 21,8% nell’ultimo mese lo ha fatto 1 o 2 volte. Ha bevuto liquori almeno una volta a settimana l’ 11,7% del campione degli intervistati. Inoltre è stato chiesto agli intervistati a quale figura o tipo di servizio si rivolgerebbero se un loro amico avesse problemi legati all’uso di sostanze. Questo per individuare un ipotetico tipo di rete di aiuto da loro immaginato.
«Seppure in realtà difficilmente i ragazzi di questa età si rivolgono ad un servizio per le tossicodipendenze - spiegano gli esperti del Cama Lila -, il campione oggetto della nostra ricerca ritiene queste strutture delle valide fonti di aiuto, infatti questa risposta ottiene il 22.6% delle scelte. Risultano privilegiati per questo tipo di problematiche i medici (19,2%) che superano però di poco i genitori (18,3%) il che indica quanto la famiglia rappresenti ancora un forte punto di riferimento per questi ragazzi. La comunità terapeutica con l’11,9% è altro Ente privilegiato per affrontare questa tipologia di disagio. Cercherebbe l’aiuto di un amico più esperto il 16,9%. Si rivolgerebbe ad un prete il 2,6% degli intervistati, mentre, in ultima analisi si rivolgerebbero ad un loro insegnante (2,1%). Nel caso degli insegnanti, il loro scarso successo, può essere dovuto al ruolo istituzionale che svolgono, che i ragazzi non associano a quello di possibili fonti di aiuto per i loro problemi personali.
Infine, dove la droga si può trovare più facilmente? Il 69,3% ha segnalato pub e discoteche, mentre il 9,8% indica come luoghi di spaccio i giardini pubblici. Lascia sconcertati l’8,5% (ovvero la terza opzione più quotata) di coloro che hanno indicato la scuola come luogo di spaccio.
ROBERTO CALPISTA
Il questionario utilizzato per la raccolta dei dati è stato elaborato con lo scopo di proporlo a un campione di 663 giovani tra i quindici e i diciannove anni, per sondare i loro atteggiamenti nei confronti delle «nuove droghe». Nel campione sono presenti 229 femmine, il 36,5%, e 400 maschi, pari al 63,5%, non indicano il sesso 4 soggetti, che rappresentano solo lo 0,6%, una percentuale bassa che fa pensare a un buon interesse per la compilazione del questionario (è stata inserita anche una sostanza inventata, Levinol, per valutare la serietà con cui si è risposto alle domande).
«La presenza di droghe nei contesti della quotidianità, soprattutto delle fasce giovani della popolazione, rientra nella “normalità” non essendo più percepito come un fatto eccezionale. Questo determina una crescente probabilità che un ragazzo entri in contatto con il mondo della droga direttamente (contatto fisico o sperimentazione-assunzione) o in modo indiretto (vedere o conoscere qualcuno che la usa, sapere dove e come trovarla e consumarla). Le probabilità di contatto aumentano anche in presenza di altri fattori di rischio, non ultimi quelli psicologici come il grado di insoddisfazione nelle proprie relazioni (amici, famiglia, scuola, lavoro) e la capacità o meno di contenere l’istintività e le pulsioni».
La novità di questo fenomeno è proprio nell’atteggiamento diverso che i ragazzi hanno nei confronti di queste droghe. Infatti chi le utilizza è un giovane quasi sempre ben integrato nella società, che non percepisce come deviante l’assumere queste sostanze, perché al contrario dell’eroina, gli permettono di condurre una vita normale, non da emarginato. Le risposte: la sostanza per i ragazzi maggiormente reperibile sono le sigarette, ben il 60,6% afferma di potersele procurare facilmente; seguono gli Energy e Soft drink 57,2% e la birra/il vino, facilmente reperibili dal 55,3%, anche, ed i liquori/superalcolici e hashish/ marijuana risultano abbastanza reperibili.
«Viste le percentuali relative all’alcol - spiega la Calluso - risulta essere questa la sostanza molto popolare ed è ritenuta anche abbastanza facile da reperire. Per cui, nel complesso, questi studenti risultano abbastanza esposti a tale fattore di rischio».
In un altro questionario si è chiesto ai ragazzi se conoscono qualcuno che usa queste sostanze. Anche in questo caso la maggior parte delle scelte di rispondere “Tutti o quasi” è concentrata sulle sigarette 37% e sugli alcolici 22,8%. Solo il 5,2% frequenta amicizie in cui nessuno fuma sigarette e solo l’ 8,5% frequenta amicizie in cui nessuno beve alcolici, e addirittura solo un quarto degli intervistati frequenta amicizie in cui nessuno si ubriaca, da cui si presume che la maggioranza dei ragazzi frequenti amicizie nelle quali si usa fumare e bere alcolici anche in forti dosi, «un elemento che conferma il bisogno di questi ragazzi di ricorrere a sostanze che li alterino. Praticamente i dati ci inducono a ritenere i ragazzi del campione molto prossimi al fattore di rischio costituito dalla vicinanza alle sostanze».
Anche sul consumo di liquori le percentuali risultano abbastanza alte: non ne ha mai consumato negli ultimi 30 giorni poco più della metà degli intervistati (55,4%) mentre il 21,8% nell’ultimo mese lo ha fatto 1 o 2 volte. Ha bevuto liquori almeno una volta a settimana l’ 11,7% del campione degli intervistati. Inoltre è stato chiesto agli intervistati a quale figura o tipo di servizio si rivolgerebbero se un loro amico avesse problemi legati all’uso di sostanze. Questo per individuare un ipotetico tipo di rete di aiuto da loro immaginato.
«Seppure in realtà difficilmente i ragazzi di questa età si rivolgono ad un servizio per le tossicodipendenze - spiegano gli esperti del Cama Lila -, il campione oggetto della nostra ricerca ritiene queste strutture delle valide fonti di aiuto, infatti questa risposta ottiene il 22.6% delle scelte. Risultano privilegiati per questo tipo di problematiche i medici (19,2%) che superano però di poco i genitori (18,3%) il che indica quanto la famiglia rappresenti ancora un forte punto di riferimento per questi ragazzi. La comunità terapeutica con l’11,9% è altro Ente privilegiato per affrontare questa tipologia di disagio. Cercherebbe l’aiuto di un amico più esperto il 16,9%. Si rivolgerebbe ad un prete il 2,6% degli intervistati, mentre, in ultima analisi si rivolgerebbero ad un loro insegnante (2,1%). Nel caso degli insegnanti, il loro scarso successo, può essere dovuto al ruolo istituzionale che svolgono, che i ragazzi non associano a quello di possibili fonti di aiuto per i loro problemi personali.
Infine, dove la droga si può trovare più facilmente? Il 69,3% ha segnalato pub e discoteche, mentre il 9,8% indica come luoghi di spaccio i giardini pubblici. Lascia sconcertati l’8,5% (ovvero la terza opzione più quotata) di coloro che hanno indicato la scuola come luogo di spaccio.
ROBERTO CALPISTA