Paolo Conte racconta la sua "pasion". Il 7 canta a Lecce per il Fai
LECCE - «Cuanta pasion» per Paolo Conte. Ogni concerto dell’«avvocato» di Asti ha sempre qualcosa di inaspettato e magico. Vuoi per la sua voce inconfondibile, profonda, rauca, da incallito fumatore, vuoi perché a lui piace ricantare i propri brani come se li riscrivesse e suonasse per la prima volta. Toni e sottotoni amatissimi da tanti, ma scopriamo poco amati da lui.
«La mia voce non mi è mai piaciuta - dice il settantunenne chansonnier -, suona come lo scricchiolio di una porta arruginita». Sarà. Ma quando canta Paolo Conte l’evento ci sta tutto. Così sarà sicuramente a Lecce, domenica 7 dicembre alle 21 al Politeama Greco per il concerto organizzato in favore del Fai, i cui biglietti sono ormai andati esauriti. Paolo Conte, oltre ai suoi brani più celebri, presenterà anche pezzi tratti dall’ultimo lavoro Psiche , quindici composizioni, spiega, dove «snodi armonici imprevedibili, inquieti e talvolta equivoci, hanno trovato appoggio sull'uso neutro e artificiale delle sonorità sintetiche su cui plana frequentemente la voce del saxofono baritono, strumento incantatore dalla sensualità drammatica e misteriosa. E anche questo forse è Psiche».
Le sue canzoni per il Fai, che si occupa della gestione di un patrimonio d’arte e cultura. «La bellezza ci salverà», dice Dostoevskij nell’«Idiota». Maestro, quanto la sua musica può fare per la bellezza? «La musica stessa è bellezza. E certamente si sposa bene con i beni da salvare di cui si occupa il Fai che da più di trent’anni è impegnato nella tutela e valorizzazione del patrimonio artistico e naturalistico italiano».
Le «Rêveries» cinque anni fa nelle Cave del Duca, «Elegia» nel 2005 in piazza Duomo, cosa ascolterà il pubblico al Politeama Greco? «Un repertorio misto di vecchie e nuove canzoni. Fra le nuove, tratte da Psiche , ci saranno Il quadrato e il cerchio e L’amore che… e tra le altre Sotto le stelle del jazz e Vieni via con me».
Quanto è alta la percentuale di musica jazz in questi brani? «Quel minimo che basta alla mia antica passione».
Nella sua musica colpisce sempre l'eco di terre lontane, esotiche: cafè chantant, fumosi locali di Buenos Aires o polverose navi che onda su onda solcano i mari. Esiste un luogo privilegiato per la sua ispirazione? «Tutto può aiutare l’ispirazione, che resta comunque un mistero in sé».
Fra «Amore» e «Psiche» lei afferma di scegliere «Psiche». Ci spiega perché? «Il mito greco non c’entra. Qui parlo solo della psiche, il pensiero, il “comprendonio”».
In Puglia tantissimi fan la seguono ovunque, da Parigi ad Aquisgrana, ad Amsterdam. E ancora nel Salento fin dai tempi dei concerti organizzati negli Anni ‘90 a Nostra Signora dei Turchi di Giurdignano. «Siamo il pubblico migliore », confidano. Meritano la dedica di un brano, lo scelga lei. «Dedico a questo pubblico Cuanta pasion».
È vero che la grande arte non ha confini, ma ci dice com’è possibile che un “avvocato ” di Asti abbia scritto la più bella canzone di tutti i tempi dedicata a Genova, città ricca di talenti musicali non solo in quell’epoca? «Ma anche gli avvocati di Asti la sanno lunga…».
In una delle sue rare interviste ha dichiarato di non avere «né figli, né fratelli» dal punto di vista artistico. Ha cambiato idea o sempre così? «Non ho discepoli tra i colleghi cantautori. Ognuno è sovrano nella propria solitudine».
Gloria Indennitate
«La mia voce non mi è mai piaciuta - dice il settantunenne chansonnier -, suona come lo scricchiolio di una porta arruginita». Sarà. Ma quando canta Paolo Conte l’evento ci sta tutto. Così sarà sicuramente a Lecce, domenica 7 dicembre alle 21 al Politeama Greco per il concerto organizzato in favore del Fai, i cui biglietti sono ormai andati esauriti. Paolo Conte, oltre ai suoi brani più celebri, presenterà anche pezzi tratti dall’ultimo lavoro Psiche , quindici composizioni, spiega, dove «snodi armonici imprevedibili, inquieti e talvolta equivoci, hanno trovato appoggio sull'uso neutro e artificiale delle sonorità sintetiche su cui plana frequentemente la voce del saxofono baritono, strumento incantatore dalla sensualità drammatica e misteriosa. E anche questo forse è Psiche».
Le sue canzoni per il Fai, che si occupa della gestione di un patrimonio d’arte e cultura. «La bellezza ci salverà», dice Dostoevskij nell’«Idiota». Maestro, quanto la sua musica può fare per la bellezza? «La musica stessa è bellezza. E certamente si sposa bene con i beni da salvare di cui si occupa il Fai che da più di trent’anni è impegnato nella tutela e valorizzazione del patrimonio artistico e naturalistico italiano».
Le «Rêveries» cinque anni fa nelle Cave del Duca, «Elegia» nel 2005 in piazza Duomo, cosa ascolterà il pubblico al Politeama Greco? «Un repertorio misto di vecchie e nuove canzoni. Fra le nuove, tratte da Psiche , ci saranno Il quadrato e il cerchio e L’amore che… e tra le altre Sotto le stelle del jazz e Vieni via con me».
Quanto è alta la percentuale di musica jazz in questi brani? «Quel minimo che basta alla mia antica passione».
Nella sua musica colpisce sempre l'eco di terre lontane, esotiche: cafè chantant, fumosi locali di Buenos Aires o polverose navi che onda su onda solcano i mari. Esiste un luogo privilegiato per la sua ispirazione? «Tutto può aiutare l’ispirazione, che resta comunque un mistero in sé».
Fra «Amore» e «Psiche» lei afferma di scegliere «Psiche». Ci spiega perché? «Il mito greco non c’entra. Qui parlo solo della psiche, il pensiero, il “comprendonio”».
In Puglia tantissimi fan la seguono ovunque, da Parigi ad Aquisgrana, ad Amsterdam. E ancora nel Salento fin dai tempi dei concerti organizzati negli Anni ‘90 a Nostra Signora dei Turchi di Giurdignano. «Siamo il pubblico migliore », confidano. Meritano la dedica di un brano, lo scelga lei. «Dedico a questo pubblico Cuanta pasion».
È vero che la grande arte non ha confini, ma ci dice com’è possibile che un “avvocato ” di Asti abbia scritto la più bella canzone di tutti i tempi dedicata a Genova, città ricca di talenti musicali non solo in quell’epoca? «Ma anche gli avvocati di Asti la sanno lunga…».
In una delle sue rare interviste ha dichiarato di non avere «né figli, né fratelli» dal punto di vista artistico. Ha cambiato idea o sempre così? «Non ho discepoli tra i colleghi cantautori. Ognuno è sovrano nella propria solitudine».
Gloria Indennitate