Delitto a Mola di Bari Bruna, vittima due volte della violenza maschile

di ISABELLA MASELLI e LUCA NATILE

MOLA DI BARI - Bruna Bovino, trovata morta giovedì sera nel suo centro estetico a Mola di Bari, potrebbe essere l’ennesima vittima di un femminicidio. Vittima due volte. Prima indotta alla prostituzione dal suo ex datore di lavoro, titolare di un centro massaggi della provincia di Bari, poi morta in circostanze ancora tutte da chiarire, ma non si esclude che si sia trattato di un’aggressione. Aveva 29 anni e una bambina di appena due, avuta da un compagno con il quale aveva convissuto per qualche tempo, fino ad alcuni mesi fa.

«Era una ragazza solare e fiduciosa nel futuro, nonostante le brutte esperienze vissute. Ma l’ultima volta che l’ho sentita, circa 10 giorni fa, mi è apparsa disorientata e scossa». A parlare è l’avvocato Massimiliano Carbonara, legale della 29enne. Bruna due anni fa era stata coinvolta in una vicenda di induzione e favoreggiamento della prostituzione ed era parte civile nel processo in corso a Bari nei confronti del suo ex datore di lavoro, titolare del centro massaggi di Triggiano dove la 29enne aveva lavorato fino all’aprile 2011. Avrebbe dovuto testimoniare in aula il prossimo 25 febbraio. Dopo quella brutta esperienza, «che l’aveva profondamente segnata» riferisce il legale, aveva deciso di aprire un proprio centro e «aveva cambiato completamente vita, soprattutto dopo la nascita della figlia».

Quello stesso centro dove ha trovato la morte. «Indipendentemente dalle ripercussioni emotive e sociali di quell'episodio - spiega l’avvocato - è sempre sembrata ai miei occhi impegnata a ritrovare equilibrio e serenità, ma nei giorni scorsi era provata e accennava a problemi personali». Quali sono i problemi personali di cui la donna ha riferito al suo legale? Gli investigatori della Tenenza di Mola e della Compagnia di Monopoli che stanno indagando sulla morte violenta dell’estetista e massaggiatrice, scavano nella sua vita professionale e in quella privata. Negli uffici dei carabinieri sono sfilati i parenti - a partire dalla madre - gli amici, i vicini, le persone che la frequentavano con una certa assiduità. Poi i tre uomini della sua vita: l’ex marito da cui ha avuto il primo figlio che ha oggi 10 anni, dopo di lui un fidanzato dal quale ha avuto una figlia di due anni (la loro relazione è finita pochi mesi orsono) e infine il suo attuale nuovo compagno, un uomo di Polignano a Mare.

I militari hanno raccolto tra le altre anche la testimonianza di una sua amica che sarebbe stata l’ultima persona a vederla in vita prima che giovedì ricevesse, poco dopo le 17, il suo ultimo cliente. Gli investigatori stanno ora cercando di risalire all’identità dell’uomo. A quanto pare Bruna Bovino era solita fissare i suoi appuntamenti attraverso comunicazioni telefoniche di cui si spera possa essere rimasta traccia nelle 48-72 ore precedenti la morte, sul suo apparecchio cellulare. Ricordiamo che l’estetista e massaggiatrice è stata trovata cadavere dai vigili del fuoco allertati dalla gente che vive in via Vitulli, spaventati dal fatto che dal salone usciva del fumo. Nella stanza dove è stato trovato il corpo il lettino per massaggi era ribaltato, per terra accanto al cadavere messo a pancia in su, un materassino di lattice bruciato, pezzi di vetro e frammenti di oggetti mandati in pezzi. Forse tra questi oggetti taglienti potrebbe esserci l’arma «impropria» del delitto.

Sì, perché il corpo della povera Bruna presenta una ferita profonda ed estesa tra la nuca e il capo e altre lesioni «compatibili» con l’ipotesi che possano essere state provocate da colpi inferti con forza devastante. Sulle pareti macchie di sangue. L’incendio potrebbe essere stato il frutto di una messinscena costruita dall’assassino per far credere ad un incidente e comunque utile a cancellare le proprie tracce. Sarà l’esame necroscopico, affidato ai sanitari dell’istituto di Medicina legale del Policlinico di Bari, in programma per lunedì prossimo, a rivelare se la ferita sia stata provocata da un corpo contundente o invece da una caduta determinata da un’eventuale perdita di sensi della donna per le esalazioni respirate nell’incendio ipoteticamente provocato da alcune candele. Ieri mattina i militari della Tenenza di Mola, insieme alla Sis (Sezione Investigazioni scientifiche) sono tornati sulla scena del delitto (oppure sul luogo della tragedia) per cercare altre prove utili a sciogliere l’intricato caso su cui la magistratura ha aperto un fascicolo contro ignoti con l’ipotesi di morte come conseguenza di altro reato. In attesa dei risultati degli esami tossicologici, i carabinieri sono sulle tracce dell’uomo che alle 17 dell’altro pomeriggio aveva un appuntamento nel Centro, persona di cui al momenti non si conosce l’identità.

(La notizia completa sull'edizione della Gazzetta in edicola o scaricabile qui)
Privacy Policy Cookie Policy