Operazione Dia a Bari «Riciclaggio del clan» sigilli a bar e pescheria

di GIOVANNI LONGO

Erano riconducibili a lui, pur essendo formalmente intestate ad altre persone, compresa, in uno dei due casi, la madre di chi non avrebbe potuto essere titolare di nessuna delle due attività. Ne è convinta la Procura antimafia di Bari che ha chiesto e ottenuto il sequestro di un bar e delle quote di una pescheria possedute attraverso interposte persone, secondo l’accusa, da Francesco Quarto, autista del boss di Bari Vecchia Antonio Capriati.

Il provvedimento, disposto ai sensi della normativa antimafia, è stato eseguito dagli agenti della Direzione Investigativa Antimafia di Bari, nell’ambito della operazione chiamata «Adria» nel corso della quale nei giorni scorsi sono state arrestate 11 persone. Dopo il sequestro nei giorni scorsi del ristorante «Il signor pomodoro», gli agenti del Centro Operativo di Bari, agli ordini del colonnello Maurizio Favia, hanno messo i sigilli, in particolare, alle quote sociali di una società di vendita all’ingrosso e al dettaglio di prodotti ittici chiamata «Euro Fish», intestata formalmente ad Alessandro Pastorelli, dietro il quale, stando alle indagini coordinate dal Pm antimafia Carmelo Rizzo, ci sarebbe stato Quarto.

Una ipotesi «fotocopia» rispetto alla rivendita di automobili in Modugno, sequestrata nel blitz dello scorso 16 maggio. Anche in quel caso, è l’accusa, Quarto sarebbe stato «socio occulto» di Pastorelli. Sequestrato inoltre il bar «Le Matinèe» di recente avviato nel quartiere San Pasquale (in via Guido Dorso), risultato acquistato dalla madre di Francesco Quarto che ne curava la gestione attraverso la presenza dietro il bancone anche del fratello. Questa almeno è la ricostruzione degli inquirenti condivisa dal giudice Ambrogio Marrone. Le due attività, secondo la Dia di Bari di valore complessivo pari a trecentomila euro, sono state affidate alla gestione dell’Amministratore giudiziario nominato dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari. Gli investigatori sono arrivati alle altre due attività a seguito degli approfondimenti disposti a seguito degli 11 arresti eseguiti lo scorso maggio.

L’inchiesta «Adria» ha portato alla luce una serie di complesse «architetture societarie» composte con il preciso intento, secondo il teorema accusatorio, di nascondere un unico burattinaio. Come nell’artificio matematico usato in ambito finanziario delle scatole cinesi, in base alla ricostruzione degli investigatori, Francesco Quarto, 37 anni - detto «Ciccio », arrestato dopo un periodo di latitanza in Colombia, accusato di riciclaggio, reimpiego di capitali illeciti in attività economiche (ristoranti, autosaloni, garage, società di trasporti), e intestazioni fittizie di beni (auto, moto, terreni agricoli, appartamenti, titoli, conti correnti) - avrebbe creato di fatto una specie di grande holding che controllava mediante una catena più o meno lunga di subholding, altre società.

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